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“Perché le obbligazioni dei mercati emergenti restano allettanti”

Secondo Van Overfelt (Vontobel AM) per chi ha un approccio basato sui fondamentali e il giusto orizzonte temporale d’investimento, le potenzialità di rendimento del debito emergente restano allettanti

di Leo Campagna 21 Febbraio 2020 21:00
financialounge -  mercati emergenti obbligazioni Vontobel Am Wouter Van Overfelt

In un contesto di tassi a zero e di rendimenti ai minimi per il reddito fisso in euro di medio-alto merito di credito, ha senso investire nel debito dei mercati emergenti. Destinare a questa asset class una porzione dell’allocazione strategica di portafoglio permette di sfruttare la crescita dei Paesi che contribuiscono maggiormente al Pil globale. Tuttavia, ci sono alcuni aspetti che nel tempo hanno creato una percezione distorta di questa asset class, portando talvolta a scelte di portafoglio inefficienti.

TITOLI DI STATO PIÙ VOLATILI RISPETTO AI CORPORATE BOND


Per prima cosa nell’ambito del debito emergente i titoli di Stato tendono a essere più sensibili alle variazioni dei tassi d'interesse rispetto alle emissioni aziendali a causa della maggiore durata. Ciò è in netta divergenza con l’opinione comune degli investitori occidentali abituati a considerare valido, anche per il debito emergente, il fatto che le emissioni sovrane nazionali siano meno volatili rispetto ai corporate bond domestici.

SACCHE DI VALORE AL DI FUORI DEL BENCHMARK


Non solo. La qualità delle emissioni investment grade nei mercati emergenti è spesso di gran lunga migliore di quanto implichi il rating, in quanto spesso è limitata dal merito di credito sovrano del Paese in cui l’emittente risiede. Inoltre i livelli di default del debito dei mercati emergenti sono similari a quelli dei Paesi sviluppati. “Come investitori bottom-up, adottiamo un approccio opportunistico nella valutazione delle singole emissioni. Grazie alla gestione attiva siamo in grado di individuare le sacche di valore al di fuori del benchmark”, fa sapere Wouter Van Overfelt, Head of Emerging Markets Corporates di Vontobel Asset Managent.

L’ESEMPIO DEL MERCATO CINESE


L’esperto indica, come esempio, una serie di emissioni cinesi a brevissimo termine, che di solito non sono incluse nel benchmark e che finiscono fuori dai radar degli investitori focalizzati esclusivamente sui benchmark. Il mercato cinese offre inoltre una serie di altre opportunità, dal momento che il volume delle emissioni del Paese è molto più elevato rispetto a molti altri mercati.

I CIGNI NERI


Per quanto riguarda la volatilità, cioè la variabilità delle quotazioni nel tempo, Van Overfelt, parte dal presupposto che i vari rischi definibili (dispute commerciali, tassi di default ecc.) non siano i fattori chiave. Sono invece i “cigni neri”, i rischi sconosciuti, a creare la vera instabilità.

SCONGIURARE SHOCK SIGNIFICATIVI


“Il vero valore aggiunto sta proprio nella costruzione e della diversificazione del portafoglio, evitando singole posizioni che dominano il portafoglio: questo consente di scongiurare uno shock significativo da qualsiasi evento del cigno nero. L’abilità sta nel bilanciare i rischi e nel fare tutto il possibile per ribaltare le probabilità a proprio favore”, specifica Van Overfelt.

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UN MERCATO DA 2.500 MILIARDI DI DOLLARI


Il mercato obbligazionario dei Paesi emergenti ha assunto dimensioni significative, pari a circa 2.500 miliardi di dollari, più grande anche del mercato statunitense ad alto rendimento. Esiste la preoccupazione che le quotazioni dei titoli dei mercati emergenti tendano ad essere influenzate dai media e dal rischio politico, con reazioni ancora più estreme rispetto alle loro controparti sviluppate. Ma per chi ha un approccio basato sui fondamentali e il giusto orizzonte temporale d’investimento, le potenzialità di rendimento del debito emergente restano allettanti.
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