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Argentina, cosa c’è dietro la coltre di pessimismo

Ci vuole tempo prima che la cura delle autorità di Buenos Aires produca i suoi effetti sull’economia. Ma intanto, le quotazioni attuali sembrano scontare gran parte degli scenari negativi.

20 Settembre 2018 14:06
financialounge -  Argentina Luc D'hooge Vontobel

Le autorità di Buenos Aires stanno attuando le giuste misure politiche ed è possibile ricavare un’adeguata remunerazione per il rischio assunto nel debito dell’Argentina. È questa, in estrema sintesi, l’opinione che si sente di esprimere Luc D'hooge, Head of Emerging Market Bond di Vontobel Asset Management, sulla base di un’analisi che gli investitori dovrebbero fare. E cioè, non limitata all'avversione al rischio ma, alla luce della situazione evidenziata attualmente dal paese sudamericano, un’analisi approfondita focalizzata sulle valutazioni molto ridotte.

INCORAGGIANTI FATTORI POSITIVI


Infatti, secondo l’esperto, guardando al di là della coltre di pessimismo si nascondono anche incoraggianti fattori positivi per l’Argentina. “L'impegno per risolvere le problematiche è elevato e le autorità, per la prima volta da molto tempo, stanno agendo in modo ortodosso” esordisce Luc D'hooge, convinto che il surplus raddoppierà entro il 2020.

IMPORTANTE SCOPERTA PETROLIFERA


Inoltre l’importante scoperta di un vasto giacimento di petrolio di scisto a Vaca Muerta potrebbe rappresentare la svolta per il deficit delle partite correnti. Intanto, mentre i finanziamenti accordati dal Fondo Monetario Internazionale (pari a 50 miliardi di dollari USA) garantiscono la copertura di tutte le esigenze finanziarie del paese fino alla fine del 2019, sono stati implementati importanti miglioramenti a livello microeconomico: dalla liberalizzazione dei prezzi del carburante all’azzeramento delle tariffe doganali sugli elettrodomestici, fino alla rimozione del monopolio bancario sulle carte di credito.

VALUTAZIONI DI MERCATO INTERESSANTI


Ecco perché Luc D'hooge, guardando al futuro, non può che ritenere interessanti le attuali valutazioni di mercato. E per dimostrarlo fa un esempio concreto. “Le obbligazioni nominali in euro con scadenza nel 2038 venivano negoziate a 53 su un nominale di 100 e offrivano un rendimento vicino al 10%. Anche nel caso di un'improbabile ristrutturazione del debito di Buenos Aires (visto il tempestivo intervento del FMI), il prezzo corrente di questo bond potrebbe persino essere inferiore a quello che sarà il suo valore di recupero” argomenta l’esperto.

I FATTORI NEGATIVI


Certo Luc D'hooge non nasconde i tanti fattori negativi che hanno spinto la situazione del paese sudamericano a livelli depressi: dall'attuazione delle modifiche strutturali, fiscali e delle partite correnti (che comportano ovviamente ripercussioni economiche) alle difficoltà per la lunga siccità nel settore agricolo (settore primario inferiore appena del 10% del PIL), dalla cattiva comunicazione ai mercati da parte del Presidente Mauricio Macri (riguardo all'accelerazione degli esborsi dei finanziamenti FMI) ai livelli ridotti delle riserve in valuta estera, esaurite in seguito agli interventi della banca centrale nel tentativo di stabilizzare il peso.

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IL BICCHIERE È MEZZO PIENO


“Tutti questi fattori hanno portato gli investitori ad assumere un atteggiamento di avversione al rischio, abbandonando gli asset argentini e causando l'indebolimento del peso” ammette l’esperto che, tuttavia, resta convinto che in Argentina il bicchiere in prospettiva sia mezzo pieno.
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