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Dopo il mid-term Schroders vede possibile un accordo con la Cina

Mentre l’iniziativa per ulteriori stimoli fiscali è limitata dall’opposizione dei democratici uno spazio di manovra potrebbe aprirsi sul fronte infrastrutture e soprattutto su quello della guerra dei dazi. 

8 Novembre 2018 17:30

Le elezioni mid-term hanno prodotto un Congresso in di stallo che secondo l’opinione diffusa è positivo per i mercati, poiché limita la possibilità della politica di interferire con l’economia. Va osservato tuttavia che nell’anno trascorso il mercato finanziario USA ha ricevuto una spinta notevole proprio dalla politica, con i tagli fiscali e le misure di deregolamentazione del Presidente Trump.

INTESE POSSIBILI SUL FRONTE DELLE INFRASTRUTTURE


Guardando al futuro, Keith Wade, Chief Economist & Strategist di Schroders, ritiene che lo stallo significherà meno incentivi fiscali all’economia, essendo improbabile che i democratici diano il proprio sostegno a ulteriori tagli alle tasse. Questo potrebbe rappresentare un problema per la crescita degli Stati Uniti di qui al 2020, quando le misure in atto verranno meno e non saranno rimpiazzate da provvedimenti ulteriori. Ma è possibile, osserva Wade, che i Democratici trovino un accordo sugli investimenti infrastrutturali con il Presidente Trump, anche se potrebbero essere riluttanti ad appoggiare misure che ne potrebbero favorire la rielezione tra due anni.

UN ACCORDO CON LA CINA SAREBBE RAGIONEVOLE


Dovendo fare i conti con un potenziale blocco dell’iniziativa sul fronte delle politiche fiscali, il Presidente potrebbe riconsiderare le politiche commerciali e tentare di chiudere un accordo con la Cina, evitando gli effetti negativi di un’ulteriore intensificazione della guerra dei dazi. Secondo Wade, da un punto di vista economico, questa sarebbe la strategia più ragionevole.

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VALUTAZIONE COSTI/BENEFICI


Ma, osserva l’esperto di Schroders, Trump dovrà valutare se i costi economici saranno o meno superiori ai benefici politici di accontentare il proprio elettorato, in quanto molti dei sostenitori del Presidente considerano i dazi come un aspetto essenziale dell’approccio sintetizzato dallo slogan ‘America first’.
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