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Economia globale, il vero rischio è rappresentato dalle tensioni commerciali

Il rallentamento della Cina, il calo delle commodity e la forza del dollaro stanno frenando l’economia globale: una decelerazione temporanea, a meno che i dazi commerciali…

3 Agosto 2018 10:00

L’economia globale non procede più alla massima potenza e in modo sincronizzato come a cavallo tra la fine del 2017 e gli inizi di quest’anno. Ma, sebbene alcuni fattori continuino  frenarla, ci sono tutte le condizioni affinché possa continuare a crescere ad un buon ritmo dopo l’estate. A condizione, però, che le tensioni commerciali non incrinino la fiducia delle aziende e portino le società a tagliare le spese in conto capitale.

SE IL CAPEX DIMINUISCE


“Proprio il capex (il capital expenditure, cioè il flusso di cassa che una società impiega per acquistare, mantenere o implementare le proprie immobilizzazioni operative, come edifici, terreni, impianti o attrezzature, ndr) ha svolto un ruolo importante nella fase di crescita economica, che potrebbe però svanire se le aziende si faranno spaventare dagli sviluppi politici” puntualizza Keith Wade, Chief Economist and Strategist di Schroders.

UN’ESCALATION DELLA GUERRA COMMERCIALE


L’esperto, pur ammettendo che la notizia che gli Stati Uniti e l’Unione Europea hanno raggiunto un accordo verbale possa essere positiva, resta preoccupato dalle tensioni tra Washington e Pechino. Questo perché, il contesto resta sostanzialmente ancora positivo e solo una escalation della guerra commerciale può far deragliare la ripresa globale. L’analisi di Keith Wade parte infatti dai tre fattori che hanno frenato (e continueranno probabilmente ad ostacolare) l’economia globale anche in estate: il rallentamento della Cina, il calo dei prezzi delle materie prime e il rafforzamento del dollaro.

RALLENTAMENTO DELLA CINA PIU’ PRONUNCIATO


In primo luogo, come dimostrato per esempio da dati come le letture mensili su vendite al dettaglio, gli investimenti e le esportazioni nel secondo trimestre, il tasso di crescita di Pechino è meno pronunciato di quello finora emerso nelle statistiche ufficiali del secondo trimestre. In secondo luogo, sia i prezzi del petrolio (-5 dollari al barile) che quelli dei metalli industriali (-14%) sono diminuiti: questi ultimi, in particolare, molto spesso riflettono le oscillazioni nell’attività e questo potrebbe significare che la produzione dei G7 rallenterà nei prossimi mesi.

Dazi commerciali, sullo sfondo lo spettro della stagflazione


Dazi commerciali, sullo sfondo lo spettro della stagflazione





GLI IMPATTI DEL DOLLARO FORTE


In terzo luogo il dollaro (che da metà aprile, ponderato per il livello degli scambi, è salito quasi del 7%), contribuisce ad inasprire le condizioni finanziarie globali (in particolare, ma non solo nei paesi emergenti più indebitati) e fa pressione sulla crescita degli scambi commerciali.Illustrati i tre fattori di freno all’economia, Keith Wade si domanda quale tipo di decelerazione attendersi.

UNA PAUSA ESTIVA PER LA CRESCITA


Riteniamo che sarà una sorta di correzione, una pausa estiva, piuttosto che una contrazione vera e propria. La crescita degli ordini nell’economia globale continua ad essere solida e più in generale i sondaggi indicano che non c’è al momento uno squilibrio tra il livello di inventario e quello degli ordini” specifica l’esperto, fermo restando la sua massima attenzione all’evoluzione dei dazi commerciali.
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