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Corea del Nord

Economia globale, perché aumenta il pericolo di stagflazione

Il rischio geopolitico resta alto per le tensioni Nord Corea – USA che potrebbero sfociare in una guerra commerciale con ripercussioni negative a livello globale.

29 Agosto 2017 09:24
financialounge -  Corea del Nord inflazione Keith Wade Schroders stagflazione

Per Keith Wade, Chief Economist and Strategist di Schroders, lo scenario base per l’economia globale prevede un PIL al 3% quest’anno dopo il 2,6% del 2016 con una inflazione al 2,3% (in lieve contrazione rispetto alle precedenti stime del 2,4%). Si tratterebbe quindi di un contesto in cui l’attività non risulta né abbastanza calda né abbastanza fredda da generare un’accelerazione significativa nell’inflazione.

“In termini di politiche monetarie, ci aspettiamo che la Fed mantenga fermi i tassi fino a metà del prossimo anno, quando inizierà ad alzare il costo del denaro, in modo da raggiungere il 2% entro la fine del 2018. Questa pausa permetterà alla Fed di iniziare la riduzione del bilancio a settembre 2017, pur mantenendo un approccio cauto per timore di inasprire inavvertitamente le condizioni finanziarie” specifica Keith Wade, che ritiene probabile un avvio da parte della BCE del tapering (riduzione degli acquisti sul mercato di titoli obbligazionari in euro) nel 2018, mentre la Bank of Japan manterrà intatto l’allentamento quantitativo e qualitativo, in quanto faticherà a raggiungere il target dell’inflazione sopra il 2%.

Per l’economista la minaccia rappresentata dalla Corea del Nord continuerà ad esercitare un forte rischio politico. Sebbene Keith Wade ritenga meno probabile una guerra nucleare con gli Stati Uniti, reputa invece probabile che le tensioni createsi tra Cina e USA sull’argomento possano sfociasse in una guerra commerciale.

“L’ipotetico scenario di una guerra commerciale scatenata a causa della Corea del Nord scaturirebbe dalla frustrazione degli Usa per la mancanza di interventi da parte della Cina, tale da spingere il Presidente Trump a imporre un dazio del 40% sulle importazioni cinese nel quarto trimestre di quest’anno. La Cina risponderebbe con un dazio equivalente, provocando l’interruzione di una delle vie commerciali principali per l’economia mondiale” argomenta Keith Wade, prefigurando, in tale scenario, un rallentamento della crescita e un incremento dell’inflazione.

A cascata, l’Europa nel secondo trimestre dell’anno prossimo potrebbe introdurre un dazio sui beni cinesi, per contrastare i tentativi della Cina di riallocare la produzione in eccesso, e Pechino farebbe altrettanto svalutando inoltre il renminbi per compensare alcuni effetti sulla competitività.

“Il risultato netto sarebbe la stagflazione, con un rallentamento dell’economia mondiale al 2,4% nel 2018 (rispetto al 3% del nostro scenario base). L’inflazione salirebbe al 2,8% l’anno prossimo, lo 0,6% in più del previsto, e l’accelerazione sarebbe intensificata dall’aumento di breve termine dei prezzi del petrolio, dovuto a un aumento delle scorte per via dei timori di carenza di greggio. Ciò andrebbe poi scemando, di pari passo all’indebolimento della crescita globale” conclude Keith Wade secondo il quale una eventuale guerra commerciale aumenta la probabilità di stagflazione al 9%, rispetto al 5% precedente, ma il principale rischio di coda per l’evoluzione del contesto economico attuale continua a restare la deflazione.
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