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Dazi Usa-Messico, il vero obiettivo di Trump è la Fed

Keith Wade, chief economist di Schroders, ritiene che la minaccia sui dazi con il Messico serva in realtà a Trump per ottenere un taglio dei tassi

di Redazione 7 Giugno 2019 10:46

La guerra dei dazi è uno degli argomenti del giorno, tuttavia le politiche protezionistiche negli Stati Uniti non sono nate con l’elezione di Donald Trump. Il protezionismo, infatti, ha caratterizzato lungamente la politica Usa, si può dire sin dalla sua costituzione, e raggiunse un apice all’indomani del crollo di Wall Street del 1929.

DAZI E STATI UNITI, UNA LUNGA STORIA


Reed Smooth, senatore mormone dello Utah, attribuiva la crisi all’eccesso di importazioni e riteneva che occorresse salvare i posti di lavoro americani. Con il supporto di un deputato dell’Oregon, Willis Hawley, mise a punto la Smoot-Hawley Tariff Act che aumentava in misura significativa 890 tariffe doganali e che fu ratificata nel 1930 dal presidente Herbert Hoover, nonostante una petizione firmata da oltre mille economisti. I nuovi dazi determinarono una vera e propria guerra commerciale: una ventina di paesi reagirono con misure analoghe e l’effetto fu una riduzione di due terzi degli scambi mondiali e un peggioramento delle condizioni dell’economia; il nuovo presidente, Franklin Delano Roosevelt, fu così costretto a varare nel 1934 una nuova legge che riduceva i dazi e promuoveva la liberalizzazione degli scambi.

GLI ANNUNCI DI TRUMP


Tornando a oggi, dopo la disputa commerciale tra Cina e Stati Uniti, Trump sembra aver intenzione di allargare il fronte. Con il solito tweet, infatti, il presidente Usa ha minacciato l’imposizione di dazi al Messico in caso di un mancato impegno nel contrasto dell’immigrazione proveniente dal confine meridionale del Paese. Secondo gli esperti di Schroders, gli ultimi dazi, sommati allo stallo delle trattative tra Usa e Cina, segnalano un inasprimento delle tensioni commerciali e possono danneggiare la crescita non solo in Messico. I modelli macro indicano che il Pil degli Stati Uniti potrebbe risultare più debole dello 0,7% nel 2020, così che non si può escludere una recessione negli Usa.

AUMENTANO LE ASPETTATIVE DI UN TAGLIO DEI TASSI


Le aumentate tensioni sul fronte commerciale hanno determinato un cambiamento nelle aspettative sui tassi d’interesse. I mercati ora prezzano quasi tre tagli dei tassi Usa di 25 punti base ciascuno per quest’anno, solo una settimana fa le attese erano per una sola riduzione. La view di Schroders è che la Federal Reserve allenterà la politica monetaria, ma non prima dell’anno prossimo, quando il rallentamento dell’attività economica sarà divenuto più evidente. “Come di consueto con il Presidente Trump, non possiamo essere certi che le sue ultime mosse non siano parte di una strategia e che darà effettivamente seguito alle sue parole”, ha spiegato Keith Wade, Chief Economist e Strategist di Schroders. Il problema per la Fed, osserva Wade, è che il mercato sembra aver deciso che il Presidente agirà davvero e la conclusione è che per la Banca Centrale tirarsi è divenuto più difficile fare marcia indietro senza innescare una notevole ondata di volatilità finanziaria.

Per l’economia Usa solo rallentamento, ma con implicazioni sulle asset class


Per l’economia Usa solo rallentamento, ma con implicazioni sulle asset class





TRA GLI EFFETTI A BREVE DEI DAZI, IL CALO DELLA FIDUCIA DEI MERCATI AZIONARI


I dazi più elevati colpirebbero il commercio, ma secondo l’economista di Schroders molti degli effetti di breve termine si avvertiranno nel calo della fiducia e nella debolezza dei mercati azionari, aree su cui la Fed esercita un’influenza. Il Presidente Jerome Powell ha offerto ai mercati un certo supporto, dicendo che la Fed sta monitorando le implicazioni dei negoziati commerciali ed è pronta ad agire in modo adeguato a sostenere l’espansione.

I DAZI UNA FORMA DI PRESSIONE SULLA FED?


In aggiunta all’inasprimento della guerra dei dazi, sono emersi segnali di un raffreddamento dell’economia e l’inflazione è rimasta bassa, quindi gli elementi che potrebbero impedire alla Fed di effettuare un taglio preventivo “di sicurezza” sono pochi e in Schroders ritengono che un intervento “preventivo” potrebbe avvenire a fine luglio o più probabilmente a settembre. “Resta da vedere se le minacce di Trump sui dazi porteranno a una risoluzione della crisi di immigrazione con il Messico”, ha concluso Wade, “ma intanto potrebbero far ottenere al Presidente il taglio dei tassi della Fed a cui aspira”.
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