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Schroders: “Le città globali continueranno a prosperare nel post Covid-19”

Il massiccio ricorso allo smart working renderà ancora più importante la qualità delle interazioni nei centri urbani, per questo motivo le città globali continueranno ad attirare talenti trainando il Pil delle nazioni in cui si trovano

di Antonio Cardarelli 4 Giugno 2020 21:00
financialounge -  città coronavirus Hugo Machin Schroders smart working Tom Walker

Il futuro delle città globali non verrà intaccato dalla pandemia di coronavirus. Anzi, nelle città che sono veramente importanti per un determinato settore – Londra per le assicurazioni, New York per la finanza, Boston per la ricerca – la crescita sarà ancora più forte. Le città, insomma, sono e resteranno anche in futuro il posto più adatto per conciliare al meglio vita privata e lavoro, nonostante il massiccio ricorso allo smart working.

L’IMPORTANZA DELLA QUALITÀ DELLE INTERAZIONI


A scommettere sul futuro delle città globali sono i due esperti di Schroders Hugo Machin, Fund Manager Global Cities e Tom Walker, Co-Head of Global Real Estate Securities. Meno persone si sposteranno verso le città ogni giorno, è vero, ma proprio per per questo motivo le interazioni tra colleghi e clienti nel cuore urbano della città saranno di importanza maggiore. “Invece che diminuire il potere delle città globali, questi cambiamenti potrebbero potenzialmente accrescerne il valore”, spiegano Machin e Walker.

DOMANDA DI UFFICI IN CALO


L’attuale pandemia ha accelerato il futuro digitale e molte persone potrebbero decidere di continuare a lavorare da casa nel prossimo futuro. Ma già prima della pandemia la domanda di asset reali nelle città riguardava sempre più l’economia digitale, mentre la domanda di uffici si stava già indebolendo, a causa della maggiore flessibilità del lavoro e dell’uso di servizi di aziende di flex office.

L’ESEMPIO DI BOSTON


Secondo i due esperti di Schroders, il modo in cui utilizziamo gli edifici nelle città globali cambierà, “ma il cuore urbano continuerà a essere vitale per l’economia delle città”. Per esempio, gli edifici per la ricerca biomedica vicino alle università contengono attrezzature specialistiche utilizzate dai ricercatori. Boston, che è la città leader a livello mondiale per la ricerca medica, diventerà ancora più importante, alla luce dell’enfasi posta su sanità e ricerca.

MAGAZZINI AL POSTO DEI NEGOZI


“I data centre e i magazzini hanno già rimpiazzato i centri commerciali”, spiegano Machin e Walker e i depositi stanno già rimpiazzando i negozi fisici perché il valore di avere un magazzino nelle vicinanze di un centro urbano molto popoloso è ora maggiore rispetto ai punti vendita fisici. La domanda di uffici crollerà, ma quelli più a rischio saranno gli uffici che si trovano fuori dal centro urbano.

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IL CORONAVIRUS NON FERMERÀ LE CITTÀ


Tuttavia, secondo gli esperti di Schroders “l’urbanizzazione è un trend di lungo termine e il Covid-19 non lo fermerà”, con le città più “solide” come Londra e New York che continueranno a creare opportunità economiche, offrendo alle aziende la possibilità di creare cluster sempre più efficienti di competenze e capitali. Un trend di crescita che, concludono Machin e Walker, interesserà soprattutto le città hub per determinati settori: “Nel post-Covid, le città globali continueranno a essere il driver per la crescita del Pil nei Paesi in cui si trovano”.
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