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Mercati e coronavirus, la situazione nei Paesi emergenti più importanti

Per Brasile, Russia e India la ripresa cinese è fondamentale mentre in Turchia pesano le scelte governative, spiegano gli esperti di Raiffeisen Capital Management

di Leo Campagna 26 Febbraio 2020 19:00

Brasile, Russia e India dipendono molto dall’economia cinese che stava mostrando segnali di ripresa proprio quando la nuova epidemia di coronavirus ha colpito. Le misure di contenimento messe in campo dalle autorità di Pechino sono senza precedenti e coinvolgono le regioni responsabili di circa l'80% della produzione economica cinese che sono state quasi completamente paralizzate.

IMPATTO LIMITATO ALLO 0,5% DELLA CRESCITA ANNUA CINESE


Le stime degli analisti sulla crescita economica della Cina nel primo trimestre sono molto divergenti ma l'attuale consenso sembra orientato a ipotizzare un impatto limitato a non più dello 0,5% sull'intero anno. “Una stima legata alla condizione che la Cina torni in gran parte a una normale attività economica non oltre marzo/aprile”, tengono a precisare gli esperti di Raiffeisen Capital Management.

MASSICCI INTERVENTI DA PARTE DI GOVERNO E BANCA CENTRALE CINESI


In quest’ottica va segnalato il recupero di due terzi delle perdite – che si erano spinte a gennaio fino a circa il 10% - dei mercati azionari cinesi nel pieno dell’epidemia, grazie ai massicci interventi sui mercati del governo e della banca centrale, compreso il parziale divieto di vendita di quote importanti di azioni.

INDIA, LA QUOTA DI EXPORT IN CINA È AL 14%


In India, dove le importazioni dalla Cina rappresentano il 14% del totale, l’attenzione è ai settori fortemente dipendenti dalle forniture provenienti dalla Cina (prodotti farmaceutici, elettronica, automobili, materie plastiche) e nei quali le scorte potrebbero bastare al massimo per due mesi.

"Mercati emergenti: situazione in evoluzione, ma ancora favorevole"


"Mercati emergenti: situazione in evoluzione, ma ancora favorevole"





LE CONTROVERSE SCELTE POLITICHE DEL PREMIER MODI


Ma forse le maggiori preoccupazioni sulle prospettive del paese sono le scelte del premier indiano Modi e del suo partito (BJP) sempre più esposti sul fronte nazionalreligioso. La nuova legge molto controversa sulla cittadinanza discrimina in modo significativo i musulmani e destabilizza il decennale consenso sociale di base dell'India. La politica aggressiva del governo Modi sta già peraltro pesando in modo rilevante sulle relazioni politiche ed economiche con molti Stati, non solo quelli musulmani.

BRASILE, TRA I PIÙ COLPITI DALL’EPIDEMIA DEL COVID-19


Intanto il Brasile è tra i paesi più colpiti dall’epidemia del Covid-19 in Cina. In qualità di esportatore di materie prime il Paese ha sofferto la forte contrazione della domanda di commodity da parte di Pechino che, se prolungata nel tempo, potrebbe avere forti ripercussioni negative sull’economia brasiliana.

RUSSIA, CRESCITA IN ASCESA ALL’1,8%


Al contrario l'economia russa dovrebbe crescere quest’anno dell'1,8% (dall’1,3% del 2019) in base al consenso internazionale e fino al 2-2,5% per il primo trimestre secondo la banca centrale russa. Quest’ultima, a inizio febbraio, ha tagliato il tasso guida al 6%, dopo che l'inflazione ha proseguito la discesa in modo rapido attestandosi al di sotto del 3%.

GOVERNO RUSSO PRONTO A MAGGIORI STIMOLI FISCALI


“Certo l’impatto dell'epidemia di coronavirus sulla Russia potrebbe non essere trascurabile alla luce del calo del prezzo del petrolio (di cui la Russia è un forte esportatore) e della contrazione dei turisti cinesi ma il nuovo governo russo potrebbe adottare maggiori stimoli fiscali”, fanno sapere i professionisti di Raiffeisen Capital Management.

LA TURCHIA RISCHIA UNA NUOVA CRISI COME QUELLA DELL’ESTATE 2018


Per quanto riguarda infine la Turchia mentre il governo di Ankara ha fissato un obiettivo di crescita del 5% circa per il 2020, l'inflazione, il tasso di cambio e la politica della banca centrale svolgeranno un ruolo determinante sull’economia del paese. Senza trascurare il fatto che la Turchia rischia di ricreare squilibri simili a quelli che avevano già precedentemente contribuito in modo decisivo alla crisi nell'estate del 2018, e cioè la concessione di credito (2019: +13%) e l’aumento della spesa pubblica (deficit attualmente pari al 2,9% dopo il 2% dell'anno precedente).
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