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Zona euro, c’è valore nei titoli di stato europei di alta qualità

Per Nicola Mai (PIMCO), la crescita debole in Italia è legata al continuo aumento degli spread sovrani nel paese, al posizionamento dei capitali bancari e alle condizioni finanziarie in generale

7 Novembre 2018 16:44

Che la zona euro stesse rallentando lo si intuiva da qualche tempo. Ma i dati della crescita del PIL nell'area dell'euro nel terzo trimestre si sono rivelati davvero deboli, attestandosi nel trimestre luglio–settembre allo 0,6% su base annua destagionalizzata. Un risultato, peraltro, molto al di sotto delle aspettative di consenso che stimavano una crescita di circa l'1,5%. Tuttavia, Nicola Mai, Portfolio Manager e Sovereign Credit Analyst di PIMCO, pur ammettendo che il dato è deludente, suggerisce di evitare di enfatizzarlo per alcuni motivi.

POSSIBILE REVISIONE AL RIALZO DEL PIL


In particolare, fa presente l’esperto, le indagini congiunturali e l'Indice PMI manifatturiero hanno registrato una dinamica trimestrale sufficientemente sana pari, rispettivamente, all'1,25% e all'1,5% negli ultimi mesi. Inoltre, nelle fasi espansive del ciclo economico della zona euro si è quasi sempre verificata una revisione al rialzo del PIL: una rivalutazione che potrebbe essere fatta anche per il dato relativo all'ultimo trimestre e, più in generale, per i precedenti trimestri.

PESA IL CALO DELLA PRODUZIONE AUTO


Entrando poi nei particolari relativi al trimestre luglio-settembre, vanno segnalati specifici fattori temporanei che hanno indebolito la crescita a metà dell'anno. Tra questi, soprattutto le interruzioni nella produzione di auto a seguito delle nuove procedure di test delle emissioni dei gas di scarico: un fenomeno che ha influenzato in modo significativo la crescita tedesca, vista l'importanza per l’economia di Berlino della produzione automobilistica, e quella in altri paesi. Inoltre, l'inversione di tendenza dei prezzi del petrolio dall'inizio di ottobre, se conservata, dovrebbe aiutare ad aumentare il reddito disponibile alle famiglie e agevolare la spesa dei consumatori.

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SITUAZIONE ITALIANA PREOCCUPANTE


Ciò che invece Nicola Mai reputa preoccupante è che il PMI dell'eurozona sia arretrato in ottobre, dopo la stabilizzazione registrata nei mesi precedenti. E, forse ancora più preoccupante , è la situazione di debolezza dell’economia italiana, che nel terzo trimestre ha ristagnato, con una crescita attesa dell’indice PMI negativa all’inizio del quarto trimestre. Questo ritmo blando dell’economia italiana è legato, secondo l’esperto, al trend in ascesa degli spread (extra rendimenti rispetto ai titoli di stato tedeschi), ai posizionamenti dei capitali bancari e, più in generale, alle condizioni finanziarie non inclini all’espansione: un contesto nel quale non ha certo premiato l’atteggiamento del governo Lega – 5Stelle preoccupato soprattutto di mantenere alto il livello di soddisfazione della popolazione e dei sondaggi politici.

SOTTOPESO SUI TITOLI DI STATO PERIFERICI EURO


“L'indebolimento del quadro macroeconomico e l'aumento dei rischi politici in Italia sono alla base della cautela nei nostri portafogli, all’interno dei quali restiamo sottopesati sui titoli di Stato periferici e sulle attività di rischio europee in generale” puntualizza Nicola Mai. L’esperto, osservando le prospettive di bassa inflazione, intravede nei recenti sviluppi le difficoltà che continuerà ad incontrare la Banca centrale europea nel confermare il blando programma di rialzo dei tassi che il mercato attualmente prevede possa iniziare verso la fine del 2019. Tutto questo suggerisce, secondo Nicola Mai, che le obbligazioni governative europee di alta qualità, vale a dire i Bund, continuano a offrire un valore accettabile nonostante il basso livello dei rendimenti assoluti.
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