Contatti

Brexit

Tutti gli impatti di Brexit sulla zona euro

28 Giugno 2016 09:17
financialounge -  Brexit esportazioni Eurozona Nicola Mai PIL PIMCO
Secondo Nicola Mai, Executive Vice President e Portfolio Manager di PIMCO, le ricadute di maggior rilievo sul futuro della zona euro rischiano di essere soprattutto di natura politica.

“Dal punto di vista degli investimenti, l'aumento del rischio politico è un tema chiave che è peraltro emerso dal nostro Secular Forum di poche settimane fa, nel corso del quale siamo arrivati alla conclusione che i portafogli dovrebbero dare la priorità alla conservazione del capitale ed essere particolarmente prudenti sulla zona euro: il voto del Regno Unito suggerisce di prestare particolare attenzione a questo quadro d’insieme” spiega Nicola Mai che, ovviamente, non tralascia di analizzare gli impatti della Brexit in campo economico.

“Nella zona euro, possiamo distinguere tra gli impatti a breve termine e a medio termine derivanti dalla Brexit. Le implicazioni macro economiche a breve termine potrebbero essere contenute, sebbene non del tutto insignificanti” commenta il manager. Infatti le esportazioni della zona euro verso il Regno Unito rappresentano circa il 13% di quelle totali. Se si stima che il PIL del Regno Unito scenda tra l’1 e l’1,5% nel corso dei prossimi 12 mesi, a causa della decisione di lasciare l'Unione Europea, ciò si tradurrebbe in un contraccolpo nel PIL per la zona euro dell'ordine di 0,1%.

A questo occorre aggiungere i possibili effetti derivanti da condizioni finanziarie più rigide e da un contesto di minore fiducia: quest'ultimo effetto sul PIL, secondo Nicola Mai, è più difficile da quantificare, ma si potrebbe stimare intorno al 0,2%. “In totale, lo shock potrebbe essere intorno allo 0,3%, modesto ma non irrilevante per un’economia in cui la crescita organica è vicina all’1,25%. Questo shock aggiuntivo per una ripresa già fragile implica che la Banca centrale europea potrebbe trovarsi nella condizione di ampliare ulteriormente il suo programma di allentamento quantitativo già aggressivo” sostiene Nicola Mai che, invece, ritiene più difficile valutare gli impatti delle possibili conseguenze macro a lungo termine.

La zona euro gestisce un surplus commerciale con il Regno Unito e nella misura in cui le condizioni commerciali dovessero peggiorare in parallelo alle rinegoziazioni con i paesi della UE, questo potrebbe rivelarsi negativo per la regione. Per contro, però, alcuni degli investimenti esteri già diretti verso il Regno Unito per il fatto che si trattava di un membro dell'Unione Europea, potrebbero essere deviati in altri paesi dell'UE.

In tutti i casi, per Nicola Mai, le ricadute politiche sono le più preoccupanti. Si sta diffondendo ora l’idea che referendum simili a quello britannico possano essere indetti in altri paesi dell'UE. “Nel breve termine ciò non sembra probabile, dal momento che i partiti populisti ed euroscettici sono attualmente all'opposizione in tutta l'UE e quindi difficilmente potrebbero raccogliere un sostegno sufficiente in Parlamento per attivare tali consultazioni. In alcuni Paesi come l'Italia, i Paesi Bassi e la Polonia, la popolazione può fare le richieste di referendum, ma i limiti di legge per votare su temi legati ai trattati internazionali decretano scarse probabilità di successo per indire petizioni di questa natura” conclude Nicola Mai.
Share:
Trending