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David Lafferty

Mercati, Natixis: serve prudenza, ma nessuna recessione in arrivo

Per Lafferty (Natixis IM) la crescita dell’economia globale è in un ciclo di rallentamento, ma non siamo ancora in una fase recessiva. La sfida sarà quella di dare il via a politiche di stimolo alla spesa fiscale

di Redazione 7 Novembre 2019 07:00

A distanza di un anno, la situazione sui mercati finanziari è profondamente cambiata. Dodici mesi fa i mercati, guidati da Wall Street, erano nel bel mezzo di una profonda correzione che sarebbe culminata alla vigilia di Natale con una perdita dell’S&P 500 di circa venti punti percentuali dal massimo di inizio ottobre. Oggi le Borse veleggiano sui massimi con performance da inizio anno a due cifre. Il fattore che ha determinato questo radicale cambiamento è da ricercarsi nell’atteggiamento delle banche centrali – a cominciare dalla Federal Reserve e dalla Bce – che sono ritornate a politiche monetarie espansive.

ECONOMIA IN RALLENTAMENTO E UTILI IN DECRESCITA


Infatti, nulla è cambiato, né nelle dinamiche economiche e nemmeno in quelle dei profitti aziendali. Anzi come specifica Dave Lafferty, Chief Market Strategist di Natixis Investment Managers, la crescita dell’economia globale prosegue su un percorso di rallentamento, sebbene non sia ancora in fase recessiva. Lo strategist, pur ammettendo che i ritmi di crescita siano differenti nelle varie aree geografiche, indica nella decelerazione il denominatore comune che ha coinvolto anche i grandi Paesi trascinatori dell’economia mondiale e cioè Cina e Stati Uniti.

ZONA EURO, STIME DI CRESCITA RIVISTE AL RIBASSO


Gli ultimi dati disponibili proiettano la crescita intorno al due per cento negli USA, in prossimità dell’1% in Europa e vicina allo zero in Giappone. “Il pericolo di una recessione è tuttavia più forte in Europa che continua a disattendere le aspettative che, peraltro, sono state riviste al ribasso” sottolinea Lafferty. Nella zona euro, infatti, la Bce a settembre ha rivisto al ribasso le stime del Pil posizionando quelle per l’anno in corso all’1,1% (dall’1,2% precedente), quelle del 2020 all’1,2% (dall’1,4%) e lasciando invariate all’1,4% quelle del 2021.

PERICOLO DEFLAZIONE O RECESSIONE


Per lo strategist il contesto di ‘tassi bassi più a lungo’ in Europa potrebbe disincentivare le banche a concedere finanziamenti con il risultato, a cascata, di minare la fiducia dei consumatori e delle imprese: uno scenario nel quale potrebbe trovare terreno fertile la deflazione o anche recessione. Alla luce di queste considerazioni, per Lafferty il compito della neo-presidente della Bce, Christine Lagarde sarà particolarmente gravoso dovendo cercare di avviare politiche di stimolo alla spesa fiscale, indispensabili per rianimare un’economia stangante.

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ANCHE NEGLI USA DIFFICILE UN INNESCO PER AZIONI E BOND


“La situazione non è meno complicata negli Stati Uniti. E’ vero che sono stati reintrodotti anche qui piani di Qe ma è altrettanto vero che le quotazioni di azioni e obbligazioni si posizionano attualmente su livelli molto superiori rispetto all’allentamento monetario precedentemente avviato dalla Fed” fa presente Lafferty. Come dire che è difficile pensare che la politica dei bassi tassi USA posso risultare efficace nel riflettersi sui prezzi delle azioni e delle obbligazioni anche perché le guerre commerciali continuano a rappresentare un pericolo per la dinamica dell’economia a livello globale.

DISPUTE COMMERCIALI USA-CINA DESTINATE A PROSEGUIRE NEL 2020


“I volumi degli scambi commerciali hanno subito una contrazione dall’inizio delle dispute commerciali tra Washington e Pechino che sono destinate a proseguire anche il prossimo anno su questioni di rilievo come l’apertura del sistema finanziario cinese e la protezione dei brevetti” specifica Lafferty.

MERCATI AZIONARI E OBBLIGAZIONI CARI


Secondo lo strategist, alla luce di tutti questi elementi, la probabilità di una fase recessiva è salita al 35% e la raccomandazione per i prossimi mesi è di assumere un approccio di cautela sui mercati azionari, le cui valutazioni relative appaiono elevate in tutte le aree geografiche, soprattutto negli Stati Uniti. Nell’ambito obbligazionario le valutazioni, sempre secondo Lafferty , sono forse ancora più tirate se si considerano il rischio dei tassi di interesse e quello della duration.
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