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Brexit

Investimenti, c’è valore nelle azioni penalizzate dai rischi politici

Per Chauchat (Dorval AM), se la crescita mondiale si confermerà resiliente e i rischi politici e commerciali resteranno contenuti, ci saranno opportunità azionarie da cogliere in modo mirato.

3 Ottobre 2018 16:22
financialounge -  Brexit Dorval Asset Management François-Xavier Chauchat Guerra commerciale Natixis Investment Managers USA

I premi al rischio politico su numerosi asset finanziari, cioè quanto sia già incorporato nelle attuali quotazioni di mercato per i diversi rischi politici internazionali, dovrebbero aver raggiunto i picchi massimi o essere ormai prossimi a toccarli. Lo sostiene François-Xavier Chauchat, Chief Economist di Dorval Asset Management (gruppo Natixis IM) che, alla luce di questa sua convinzione, si dice pronto a reimpiegare l’elevata liquidità in portafoglio per accrescere l’esposizione alle azioni maggiormente penalizzate dai rischi politici. L’esperto non trascura il fatto che nella zona euro le schermaglie tra il governo italiano e la Commissione europea siano salite molto di tono a seguito della presentazione del DEF (documento di economia e finanza) che ha indicato per il 2019 ( e per i due anni successivi) un livello di deficit/PIL al 2,4% che ha innervosito molto i mercati.

FLUSSO DI NOTIZIE POSITIVE SU BREXIT E TURCHIA


Tuttavia, lo stesso Chauchat segnala il miglioramento nel flusso di notizie sulla Brexit, che ha contribuito alla rivalutazione della sterlina. Inoltre, in Turchia la banca centrale ha alzato i tassi, dimostrando una certa autonomia dal presidente Erdogan e fornendo un supporto per la stabilizzazione della lira turca. Lo scacchiere americano, invece, resta il più incerto.

LE ELEZIONI DI NOVEMBRE NEGLI USA


“Se a novembre, come probabile, i Democratici riconquisteranno la Camera dei Rappresentanti, forse Donald Trump si renderà conto che la guerra commerciale non lo aiuterà a farsi rieleggere nel 2020. Inoltre, le aziende USA sono sempre più preoccupate per le incertezze e i costi di tali misure” sottolinea François-Xavier Chauchat. È invece incoraggiante il fatto che il presidente Trump, dopo aver siglato il nuovo accordo commerciale con Messico e Canada, sembri intenzionato a negoziare con l’Europa, il che rende meno probabile un allargamento del conflitto commerciale al di là della Cina.

La forza di una valuta dipende dalla politica. E il dollaro non teme rivali


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IL PESO DELLE TENSIONI USA-CINA


Si tratta di un aspetto di assoluto rilievo, dal momento che i modelli economici segnalano che solo una guerra su larga scala avrebbe un impatto deciso sull’economia mondiale. Resta tuttavia il fatto che l’acuirsi delle tensioni fra Stati Uniti e Cina peserà sulle scelte degli investitori che, con ogni probabilità, continueranno a penalizzare soprattutto i mercati emergenti. “Siamo convinti, a differenza di molti osservatori che ritengono improbabile una ripresa dei paesi in via di sviluppo finché la Fed continuerà ad alzare i tassi, che un’economia mondiale resiliente agevolerà il percorso di ripresa dei mercati emergenti” puntualizza François-Xavier Chauchat.

NESSUN CIRCOLO DI INASPRIMENTO MONETARIO


Secondo l’esperto, infatti, sono state le dichiarazioni sulla guerra commerciale di Trump e lo stillicidio di sanzioni che hanno stremato tali mercati. In questo contesto, il fattore più importante è stabilire se la svalutazione delle divise innescherà un circolo vizioso di inasprimento monetario e fiscale. Incrociando i rialzi dei tassi decisi da Argentina e Turchia con il temporeggiamento del Brasile e con le scelte della Cina (che invece ha reagito aumentando gli investimenti infrastrutturali e abbassando i tassi di interesse), sembrerebbe prevalere la tesi a favore di una decelerazione dei rischi dei paesi emergenti.

LE EVIDENTI DIVERGENZE DOVREBBERO RIENTRARE


“Se la crescita mondiale si confermerà resiliente e i rischi politici e commerciali resteranno contenuti, gli investitori potrebbero rivedere la loro decisa preferenza verso i titoli caratterizzati da una crescita visibile” tiene a specificare François-Xavier Chauchat. Il riferimento dell’esperto è anche ad alcune significative divergenze emerse sui mercati che sembrano poco sostenibili. Per esempio, a fronte di una netta sottoperformance dei mercati emergenti negli ulti¬mi mesi, le società occidentali molto esposte ai consumi della classe media dei paesi in via di sviluppo, come quelle dei beni di lusso, hanno registrato performance di Borsa superiori alla media di mercato. Questo paradosso, secondo François-Xavier Chauchat, non dovrebbe comunque durare a lungo, o per un rimbalzo dei Paesi emergenti¬ oppure per una flessione dei beni di lusso.

TITOLI GROWTH E TITOLI VALUE


Analogamente, l'insicurezza generata da Donald Trump ha contribuito a spingere i titoli growth rispetto a quelli value. Il rapporto tra i due universi è attualmente prossimo al livello di marzo 2000 grazie anche alla crescita degli utili per azione (EPS) statunitensi del 25% nel primo semestre (sulla scia del taglio delle imposte aziendali) contro l'8% dell'Area Euro. “Tale disparità si ridurrà in modo sensibile nel 2019 sia perché svaniranno gli effetti fiscali positivi negli USA e sia per l'apprezzamento del dollaro che dovrebbe favorire la zona euro. Più difficile, invece, stabilire le prospettive sugli uti¬li delle società cinesi dal momento che le valutazioni degli impatti del protezionismo USA risultano complesse: a nostro parere soltanto un forte shock degli u¬tili gius¬tificherebbe le basse valutazioni attuali” conclude François-Xavier Chauchat.
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