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La forza di una valuta dipende dalla politica. E il dollaro non teme rivali

Nessun paese ha il peso politico degli USA, ora rafforzato dalle decisioni di Trump: l’Europa è ancora divisa e non sembra pronta a contrastare lo strapotere del dollaro.

6 Settembre 2018 12:51

Il dollaro ha un futuro luminoso davanti a sé. Ne è convinto Philippe Waechter, Chief economist di Ostrum AM (Gruppo Natixis IM), secondo il quale sebbene si possa criticare l’operato di Trump, le decisioni del presidente americano sono state comunque rispettate (e temute) in tutto il mondo.

IL PESO POLITICO DEGLI USA


Nessun altro paese ha il peso politico degli Stati Uniti e Trump ne trae grande vantaggio. All'Europa mancano del tutto i mezzi per contrastare la forza politica statunitense e, finché il Vecchio Continente non sarà in grado di costringere gli altri ad accettare le proprie scelte, la sua moneta non potrà rivaleggiare con la potenza del biglietto verde” spiega l’esperto. D’altra parte è il potere politico che fa della moneta di un paese uno strumento globale. E proprio alla luce di questa considerazione e della dimostrazione di potere degli Stati Uniti (soprattutto, ma non solo, diplomatico) la divisa di Washington non teme rivali. A cominciare dall'Europa che continua a dimostrarsi incapace di creare un fronte politico unito a lungo termine.

LA DIPENDENZA DAL DOLLARO


A questo proposito, Philippe Waechter, riprende una questione sollevata in una recente dichiarazione del ministro degli Esteri tedesco Heiko Maas: la dipendenza dal dollaro. Un tema ricorrente che le sanzioni statunitensi applicate all'Iran hanno risvegliato. “Le imprese europee sono state di fatto costrette a chiudere ogni rapporto con Teheran, pena non solo l'operatività sul vasto mercato statunitense, ma anche l’accesso a finanziamenti denominati in dollari, con conseguenze disastrose” spiega l’esperto. Che poi prova a spiegare come modificare in modo radicale l'architettura finanziaria per passare dall’attuale assetto ad un sistema multipolare valutario.

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L’ALTERNATIVA DI UN ASSETTO MULTIPOLARE


“Un assetto multipolare coinvolgerebbe diverse aree geografiche, ciascuna con la propria valuta di riferimento, cioè la valuta del paese dominante nell'area. Ciò significherebbe un sistema di tassi di cambio a due livelli: un sistema locale con la valuta di ciascun paese ancorata alla valuta di riferimento della stessa area e un assetto globale comprendente le valute di riferimento di ciascuna area” riferisce Philippe Waechter.

LE ESPERIENZE DEL PASSATO


Ne deriva che la moneta di riferimento internazionale, ovvero la moneta dominante, dovrebbe essere quella del paese con una forza politica dominante, in grado di influenzare le scelte militari e geografiche. Peccato che le esperienze del passato e quelle attuali confermino, al di fuori degli Stati Uniti, la mancanza di peso politico globale. “Negli anni ’80 il Giappone aveva una forte potenza economica eppure lo yen non è mai stato competitivo con il dollaro a causa della debolezza politica del Giappone. E lo stesso oggi vale per l'Europa, che non riesce a dettare scelte politiche forti nel lungo periodo” conclude Philippe Waechter.
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