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Coronavirus, ecco il vantaggio competitivo dei corporate bond degli emergenti

Elisabeth Colleran (Loomis Sayles, affiliata di Natixis IM) analizza l’andamento del mercato del debito e giunge alla conclusione che i corporate bond degli emergenti registreranno performance superiori agli omologhi governativi

di Leo Campagna 29 Marzo 2020 15:00

La grave incertezza sulla durata dell’epidemia da coronavirus e della portata e durata degli impatti sull’economia globale hanno innescato una forte turbolenza sui mercati che ha portato ad una vera e propria fuga in direzione della liquidità. I venditori sono nettamente più numerosi degli acquirenti sulla scia dei pesanti disinvestimenti dai fondi, mentre i fondi pensione e gli altri strumenti a più lungo termine stanno vendendo per proteggere le posizioni e gli hedge fund sono costretti ad incrementare i fondi depositati per riportarli a livelli sufficienti a coprire il margine di garanzia (margin call).

IL MIX MICIDIALE DEL CORONAVIRUS E DEL CROLLO DEL PREZZO DEL PETROLIO


“Continuiamo a tenere sotto osservazione i flussi dei fondi e le pressioni sui prezzi. Tuttavia, riteniamo che l’allargamento degli spread sia eccessivo nei corporate degli emergenti e che il mercato sia prossimo a toccare il fondo”, fa sapere Elisabeth Colleran, Loomis Sayles EMD Team (affiliata di Natixis IM). Intanto, la combinazione micidiale della pandemia e del crollo del prezzo del petrolio ha messo sotto pressione in modo particolare gli emittenti in alcuni specifici settori quali trasporti, petrolio e gas. Si moltiplicano gli annunci da parte delle aziende operanti in questi settori circa piani di riduzione dei costi e trattative con le banche per garantire liquidità.

I PREZZI BASSI DEL PETROLIO POSSONO SOSTENERE I PAESI EMERGENTI


Colleran constata che, a fronte di un profondo shock negativo sul fronte della domanda (Covid-19 e relative misure di contenimento), c’è anche, sebbene con peso specifico inferiore, uno shock positivo lato offerta (prezzi del petrolio molto bassi). Il crollo delle quotazioni del greggio potrebbe costituire un elemento di sostegno al PIL dei Paesi emergenti dal momento che gli importatori netti generano il 78% del PIL dei paesi in via di sviluppo contro il 22% generato dagli esportatori netti. L’Asia, in particolare, è nelle condizioni migliori per beneficiare della riduzione dei costi energetici.

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LA RIPRESA GLOBALE PREVISTA PER L’INIZIO DELL’ANNO PROSSIMO


“Se in Cina stanno uscendo dall’emergenza, la diffusione dell’epidemia in Europa e negli Stati Uniti danneggia in modo significativo le prospettive di crescita globale”, spiega l’esperta.  Secondo la quale dopo un duro impatto sul PIL nel corso del secondo trimestre, dovremmo assistere a una graduale normalizzazione verso la fine del terzo. “La crescita del PIL globale per l’anno intero è rapidamente stata rivista al ribasso, dal 3,2% di inizio anno, al 2,5% di inizio mese, all’1% attuale. Per una decisa ripresa su scala globale occorre attendere l’inizio dell’anno prossimo”, puntualizza Colleran.

IL VANTAGGIO COMPETITIVO DEI CORPORATE BOND DEGLI EMERGENTI


Secondo la quale, soppesando tutte le variabili in campo, i corporate bond degli emergenti potrebbero registrare performance superiori agli omologhi governativi. Le ragioni di questa convinzione sono da ricercarsi nella loro minore presenza negli indici degli ETF e nella posizione di forza relativa che vantano: “Dalla crisi delle materie prime del 2015/2016, gli emittenti societari, in particolare nell’ambito delle commodity, hanno migliorato il profilo di merito creditizio in maniera significativa”, conclude l’esperta.
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