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L’ombra di Amazon sul settore dei beni di consumo

Amazon, tramite l’acquisizione di Whole Foods, lancia la sfida nel settore dei beni di consumo con la distribuzione di alimenti e prodotti per la cura della casa.

9 Agosto 2017 09:57
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La recente acquisizione di Whole Foods da parte di Amazon ha scatenato le discussioni sulle nuove prospettive sul settore che, con una quota del 30%, rappresenta la fetta più consistente della spesa al consumo statunitense, per un controvalore totale di 2.500 miliardi di dollari l’anno.

“Oggi Amazon totalizza già il 5% delle spese per consumi privati, il 33% degli acquisti online e il 50% della crescita della spesa al consumo degli Stati Uniti. L’interrogativo più importante dal nostro punto di vista riguarda l’impatto che lo sbarco di Amazon nella distribuzione di alimenti e prodotti per la cura della casa potrebbe avere sul settore dei beni di consumo primari” puntualizzano i gestori del [tooltip-fondi codice_isin="LU0335216932"]MS INVF Global Brands[/tooltip-fondi]: William Lock e Bruno Paulson, entrambi Managing Director di Morgan Stanley Investment Management, i quali segnalano come, in tutte le loro conversazioni con i CEO delle aziende del comparto, si ritrovano a parlare del fatto che Amazon possa influenzare il modo in cui i consumatori fanno acquisti e di come i fornitori di prodotti di marca possano adattarsi a questo cambiamento.

Secondo i due manager numerose società statunitensi di beni di consumo primari, in particolare di prodotti alimentari e per la cura della casa, non sono pronte a competere con il gigante della distribuzione online. “Crediamo che il nostro portafoglio sia in larga parte immune a questi sviluppi: solo una piccola percentuale dei titoli nel settore dei beni di consumo primario, e del portafoglio nel suo complesso, risultano esposti alla concorrenza di Amazon. Continuiamo quindi a nutrire fiducia nei beni di consumo primari come elemento centrale dei nostri portafogli globali” spiegano i gestori del MS INVF Global Brands, rivelando alcuni particolari importanti riguarda le loro scelte di portafoglio: “Il 42% della nostra allocazione nei beni di consumo primari consiste in azioni che sono molto più esposte ai mercati emergenti (circa il 50% del fatturato) che agli Stati Uniti (solo il 25% del fatturato), dove Amazon è più attiva”.

William Lock e Bruno Paulson sono convinti, in particolare, che la qualità superiore dei prodotti e il marketing efficiente rimangano gli strumenti migliori per mitigare le pressioni sui prezzi. Di conseguenza puntano sulle aziende dei beni di consumo primari il cui management promuove una cultura imprenditoriale decentrata che favorisce l’innovazione, la quale a sua volta sostiene il potere di determinazione dei prezzi.

“Da diversi anni ci concentriamo sulle società che ci sembrano meno vulnerabili all’attacco da parte delle marche private, all’evoluzione dei modelli distributivi e alle sfide del marketing online. Questa minaccia è solo un’altra variazione sullo stesso tema (benché di innegabile importanza). Per questo motivo sottopesiamo i segmenti dei prodotti alimentari e per la cura della casa, più esposti a queste tendenze. In particolare, negli ultimi tre anni abbiamo nettamente ridotto la posizione negli alimentari a seguito del rischio di valutazione e di distorsione” specificano William Lock e Bruno Paulson la cui predilezione per le società più agili e innovative dei beni di consumo primari rispetto alle aziende che tagliano i costi e ai marchi alimentari è alla base della robusta performance relativa registrata quest’anno nel settore dei beni di consumo primari.
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