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Global Balanced Risk Control Fund

Global Balanced Risk Control Fund - 31 maggio 2013

19 Giugno 2013 20:00
financialounge -  Global Balanced Risk Control Fund
Analisi di mercato
A maggio le piazze azionarie statunitensi hanno guadagnato il 2% malgrado l’aumento della volatilità. Gli investitori si sono concentrati sui timori innescati dal possibile cambiamento della politica monetaria della Federal Reserve. La ripresa economica è proseguita ma i dati si sono rivelati deboli.

La crescita del PIL reale nel primo trimestre è stata rivista al ribasso a un tasso annualizzato del 2,4%, dimostrando una generale fiacchezza della domanda. La spesa al consumo ha perso slancio e l’inflazione complessiva è calata a fronte della diminuzione dei prezzi della benzina. L’indice Case-Shiller dei prezzi delle abitazioni ha registrato una forte accelerazione. La fiducia dei consumatori ha continuato a migliorare grazie al rafforzamento del mercato immobiliare e di quello azionario.

Il settore manifatturiero ha con seguito una crescita modesta, come indica il PMI elaborato da Markit, a quota 52,3 punti. Malgrado il lieve indebolimento dell’euro e della sterlina rispetto al dollaro USA, a maggio l’indice Msci Europe ha registrato una flessione molto contenuta. I mercati del Regno Unito, della Svizzera e dei paesi core dell’area euro hanno continuato a mostrare una buona tenuta, poiché che gli investitori hanno guardato oltre gli ultimi dati economici, che seguitano a segnalare una decelerazione della crescita.

In Grecia e in Portogallo, per contro, i corsi azionari sono fortemente calati, depressi dall’incremento dei rendimenti obbligazionari che hanno intimorito gli operatori. I listini di Italia, Spagna e Irlanda hanno registrato movimenti laterali. Per gli investitori che operano in azioni nipponiche maggio è stato un mese di correzioni dopo i forti guadagni realizzati nella prima parte del 2013. L’indice Msci Japan ha chiuso il periodo in calo del 5,7% in valuta locale, in parte a causa dell’ulteriore svalutazione dello yen rispetto al dollaro USA (pari a circa il 3%).


Attività di portafoglio
A maggio abbiamo diminuito l’esposizione azionaria dal 56% al 50% a causa della maggiore volatilità. Gli investitori si sono concentrati sulla notizia relativa ai possibili cambiamenti alla politica monetaria della Federal Reserve, e ciò si è riflesso nel loro modo di operare sui mercati. Riteniamo che esista un gap valutativo tra gli Stati Uniti e l’Europa; negli USA, i multipli prezzo/utili si sono ampliati dopo l’annuncio della terza manovra di allentamento quantitativo, mentre in Europa tale fenomeno ha assunto dimensioni più ridotte. Prevediamo che l’Europa potrebbe benefici are della riduzione di tale divario. Rimaniamo sottoesposti in Asia e nei mercati emergenti a causa dei timori per il rallentamento della crescita cinese.


Strategia e prospettive
L’economia dell’Eurozona ha archiviato la sesta contrazione trimestrale consecutiva e il tasso di disoccupazione ha raggiunto il massimo storico del 12,1%. La Banca Centrale Europea (BCE) ha ridotto i tassi d’interesse dello 0,5% e il presidente Mario Draghi ha affermato che l’Istituto monitorerà attentamente i dati in arrivo, preparandosi a operare un nuovo taglio in caso di necessità.

Alcune figure di spicco all’interno delle istituzioni di tutta Europa hanno parlato della necessità di allentare le misure di austerità. Al contempo, la Commissione europea ha ammorbidito la sua linea dura in tema di rigore spingendo per un più ampio processo di riforma che riesca ad abbassare la disoccupazione. Il presidente della Federal Reserve Ben Bernanke ha avvertito che “un inasprimento affrettato della politica monetaria potrebbe in nescare un temporaneo aumento dei tassi d’interesse, ma comporterebbe anche un notevole di rischio di rallentamento o di esaurimento della ripresa e di un ulteriore ca lo dell’inflazione”.

Tale dichiarazione è stata rilasciata dopo l’annuncio sulle prospettive economiche in occasione dell’audizione al Congresso del 22 maggio, durante la quale Bernanke ha messo in guardia sul fatto che “un periodo prolungato di bassi tassi d’interesse comporta costi e rischi”. Tra questi figurano i bassi rendimenti per i risparmiatori e un pericolo per la stabilità finanziaria in senso più ampio, in quanto la “ricerca di rendimento” spinge gli investitori ad assumere un maggior rischio creditizio.

Verso la fine del mese il livello di volatilità ha registrato un’accelerazione, innescata dalla probabilità di un rallentamento nelle misure di stimolo da parte della Fed. La recente correzione dei listini azionari giapponesi, nonostante a nostro avviso sia sproporzionata, dimostra che il livello di rischio è in aumento. L’amministrazione Abe è decisa a continuare ad attuare una politica estremamente espansiva nel prossimo futuro; la direzione della politica monetaria statunitense è, tuttavia, molto più incerta.

Di conseguenza, gli investitori potrebbero prendere in considerazione la possibilità di ridurre la loro esposizione al rischio. La recente espansione dei multipli prezzo/utili da circa 12 a 14 verificatasi all’indomani dell’annuncio del terzo programma di allentamento quantitativo, è stata considerevole rispetto alla crescita effettiva dell’economia statunitense. Riteniamo pertanto che le valutazioni possano essere alquanto eccessive, e per il momento preferiamo rimanere cauti.

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