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Global Balanced Risk Control Fund

Global Balanced Risk Control Fund - 30 aprile 2013

30 Aprile 2013 20:00
financialounge -  Global Balanced Risk Control Fund
Analisi di mercato
Nel primo trimestre dell’anno l’economia statunitense ha dato segni di miglioramento, sebbene in misura minore rispetto alle attese. Il PIL ha segnato un’espansione del 2,5%, trainata in particolare dalla spesa delle famiglie. La spesa pubblica si è invece ridotta e visti i tagli imposti dal “sequester” è probabile che la contrazione sia destinata a proseguire. Su base annua le vendite di abitazioni sono comunque in rialzo da 21 mesi consecutivi e le pressioni inflattive si confermano moderate.

Ad aprile i listini azionari statunitensi hanno guadagnato quasi due punti percentuali grazie al sostegno fornito dalle misure di allentamento della Federal Reserve e ai risultati aziendali nel complesso migliori del previsto. Le ultime indicazioni provenienti dall’area euro continuano a segnalare un deterioramento delle condizioni economiche.

Grazie anche all’apprezzamento del 2% dell’euro, ad aprile l’indice Msci Europe ha guadagnato oltre 3 punti percentuali. Quasi tutti i listini nazionali hanno chiuso il mese in territorio positivo. Incrementi a due cifre sono stati messi a segno dalle borse di Italia e Portogallo, a indicazione che gli investitori continuano a escludere ulteriori ramificazioni della crisi di Cipro, uno dei temi dominanti a marzo.

In Giappone quasi tutti gli indicatori economici hanno continuato a dare segnali contrastanti. Dopo i cospicui guadagni di marzo, ad aprile l’indice Msci Japan ha messo a segno una performance di oltre l’8% in dollari USA e in valuta locale il rialzo è stato anche maggiore, visto che lo yen ha perso circa il 4% nel cambio contro il dollaro.

Attività di portafoglio
Ad aprile abbiamo mantenuto al 56% l’esposizione all’azionario, confermando il sovrappeso del mercato giapponese poiché riteniamo che l’amministrazione Abe proseguirà l’ambizioso programma di riforme già iniziato negli scorsi mesi. Manteniamo l’orientamento neutrale verso i listini statunitensi ed europei a causa dei dati macroeconomici non incoraggianti e dei timori legati alla politica di allentamento quantitativo. Inoltre, la crescita più debole del previsto in Cina ci induce a sottopesare l’Asia e i mercati emergenti. Le piazze azionarie di tutto il mondo sono vicine a quello che stimiamo essere il “valore equo”.

Strategia e prospettive
A marzo il tasso di disoccupazione dell’area Euro ha toccato il massimo storico del 12,1%. La notizia, unita all’inaspettato rallentamento dell’inflazione di aprile (scesa all’1,2%), ha indotto la BCE a tagliare i tassi di 25 pb nella riunione di maggio. In Italia l’accordo raggiunto tra i partiti di destra e sinistra ha messo fine all’impasse politica, e il Paese ha finalmente un nuovo governo. Le prime indicazioni dell’amministrazione Letta segnalano che l’approccio al consolidamento fiscale potrebbe presto venire ammorbidito. Anche i governi di altri paesi europei, tra cui Spagna, Portogallo e Francia, hanno accennato all’esigenza di allentare l’austerità.

Il progressivo miglioramento segnato dai principali indicatori economici del Giappone a marzo e aprile potrebbe significare che le politiche introdotte dall’amministrazione Abe stanno funzionando. L’occupazione è salita e l’indice dei responsabili degli acquisti del settore manifatturiero ha toccato il massimo degli ultimi 13 mesi a 51,1 punti.

Il deprezzamento dello yen ha favorito le esportazioni, facendo però salire il costo delle merci d’importazione. Sebbene nel corso dell’ultima settimana la divisa nipponica abbia guadagnato terreno contro il dollaro non riteniamo che ciò possa arrestare il movimento al rialzo dei mercati. In vista delle elezioni per la camera alta a luglio è probabile che il primo ministro Abe proseguirà le aggressive politiche di allentamento monetario, che dovrebbero produrre pressioni al ribasso sullo yen.

Tuttavia, la scarsa tonicità dei dati di aprile fa sospettare un rallentamento della crescita nel secondo trimestre. È certo che la Fed continuerà il programma di allentamento monetario, ma la presenza di tassi d’interesse stabilmente bassi, come si sa, ha effetti distorsivi sulle decisioni economiche. Se mantenute troppo a lungo, queste condizioni “artificiali” potrebbero determinare forti squilibri nell’economia globale.

La ricerca di rendimenti degli investitori in un contesto di tassi d’interesse bassi ha già fatto salire i prezzi delle classi di attivo più rischiose, come le obbligazioni high yield e le azioni giapponesi e statunitensi.

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