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Ashutosh Sinha

Emerging markets, l’importanza della gestione attiva

27 Maggio 2013 21:00
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I mercati emergenti si confermano il fattore propulsivo determinante della crescita economica mondiale. Investire nei Paesi emergenti resta una strategia interessante per il medio lungo periodo a patto però di scegliere gestori attivi che, a differenza dei fondi passivi (Etf) siano proiettati sui titoli sottovalutati e protagonisti della crescita futura e non appiattiti sui risultati del passato.

Sono queste le principali raccomandazioni espresse a FinanciaLounge da Ashutosh Sinha, Senior Portfolio Manager del team azionario Global Emerging Markets presso Morgan Stanley Investment Management (MSIM) e lead manager della strategia Morgan Stanley Emerging Markets Leaders Equity, in una intervista focalizzata sul suo approccio d’investimento e conoscere le sue opinioni sull’attuale situazione di mercato.

A fronte di una crescita delle azioni dei mercati emergenti (ME) che potrebbe ritornare al tasso medio storico del 5%, su cosa devono orientarsi i nuovi investitori dei ME per cogliere le migliori opportunità?

“Diversi temi di crescita macro stanno ridefinendo l’economia mondiale e ritengo che i mercati emergenti ne restino il fattore propulsore dominante. Investire utilizzando un approccio tematico orientato alla crescita per individuare società i cui utili beneficeranno, forse in modo selettivo, delle nuove aree di crescita nei mercati emergenti è essenziale per partecipare ai rendimenti azionari. Invece di lasciarmi coinvolgere in bolle cicliche di breve periodo, cerco di identificare le tendenze di crescita a più lungo termine che possono non essere pienamente apprezzate dal mercato”.

Ora che è possibile accedere alle azioni dei mercati emergenti tramite approcci passivi, perché gli investitori dovrebbero prendere in considerazione una strategia attiva e priva di vincoli come Emerging Markets Leaders Equity?

“Gli Exchange Traded Fund (Etf) hanno indubbiamente registrato un forte incremento degli afflussi di capitali dal 2003. Ma penso che la loro popolarità sia coincisa con la crescita insolitamente elevata in termini storici osservata tra il 2003 e il 2007, accompagnata dall’elevata spesa per investimenti fissi della Cina e da un concomitante drastico rincaro delle materie prime. A fronte dell’andamento altalenante della propensione al rischio dalla crisi finanziaria mondiale del 2008, diventa sempre più difficile per gli Etf anche solo tenere il passo di indici volatili.

Ritengo che gli investitori che utilizzano indici o fondi passivi per partecipare alla crescita dei mercati emergenti possano perdere l’opportunità di conseguire rendimenti superiori a causa del fatto che la composizione degli indici è sbilanciata e non riflette le reali fonti della crescita attuale e futura. La composizione dell’MSCI Emerging Markets Index, in particolare a livello di paesi e settori, riflette ciò che è già presente nelle quotazioni, ma non considera dove la crescita può contribuire alle performance azionarie future. In tal modo si crea una disparità tra le ponderazioni dei paesi e il loro potenziale di crescita economica. Tutto ciò genera enormi opportunità per gli investitori che scelgono i titoli dei mercati emergenti sulla base dei loro fondamentali”.

Perché ha senso investire in una strategia dei mercati emergenti priva di vincoli per un portafoglio istituzionale?

“Un approccio senza restrizioni e svincolato da qualsiasi benchmark offre l’opportunità di un profilo di rischio/rendimento molto più redditizio, in grado di fornire un tracking error, un information ratio e una generazione di alfa superiori rispetto al benchmark dei mercati emergenti. Avendo la possibilità di gestire il portafoglio in modo attivo, parto da zero e posso concentrarmi su aziende caratterizzate da elevata qualità e forte crescita nei mercati emergenti e di frontiera. Ho inoltre la flessibilità per sfruttare investimenti in aziende domiciliate in paesi sviluppati che generano una crescente quota del proprio reddito e del proprio fatturato da attività in mercati emergenti e di frontiera”.
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