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Mercato obbligazionario, la giusta strategia flessibile

10 Marzo 2015 11:15
financialounge -  Fondi obbligazionari mercati obbligazionari Unconstrained Bond
Per gli investitori alla ricerca di income, ma che non vogliono compromettere potenziali plusvalenze, un approccio flessibile di tipo unconstrained (cioè slegato da un mercato o da un parametro di riferimento) può rappresentare un’alternativa interessante per muoversi in un contesto di rialzo dei tassi e in cui la crescita economica globale appare ancora traballante. Uno strumento che, inoltre, può cercare di evitare, o addirittura di approfittare, del protrarsi dei rischi geopolitici.
“Questa nuova generazione di strategie obbligazionarie in rapida espansione è in grado di esplorare un più ampio universo investibile e si presenta più ricettiva all’uso di tecniche complesse volte a gestire il rischio cercando di amplificare le prospettive di rendimento” fanno sapere gli esperti di Legg Mason Global Asset Management. Per esempio, i gestori flessibili e unconstrained possono decidere di utilizzare gli strumenti derivati per trarre profitto dalla svalutazione di una moneta o di qualunque altro asset oppure possono considerare il cambiamento della forma e dell’inclinazione della curva dei rendimenti come un’opportunità anziché una minaccia.
Ciò avviene in quanto esistono svariate tecniche di cui questo tipo di gestione può avvalersi per affrontare le conseguenze di un aumento dei tassi sui prezzi obbligazionari. Una di esse consiste nel ridurre la duration (o la sensibilità ai tassi d’interesse), acquistando bond con scadenze più brevi o cedole più alte, così da risentire meno dell’effetto negativo del rialzo dei tassi in un lasso temporale inferiore. Per trarre vantaggio dall’aumento dei tassi d’interesse, i gestori unconstrained possono inoltre vendere futures su un titolo obbligazionario in un mercato nel quale ci si aspetta che i rendimenti salgano (e i prezzi scendano). In tale evenienza, il gestore potrebbe infatti acquistare l’asset ad un prezzo inferiore per poi concludere il contratto. La plusvalenza così ottenuta potrebbe compensare eventuali perdite dovute all’impennata dei tassi.
I derivati possono inoltre essere impiegati per contribuire a moderare il rischio o a tutelare gli investitori: gli strumenti derivati apportano inoltre liquidità, il cui afflusso sta diventando un problema sui mercati obbligazionari a causa della stretta all’attività dei trading desk delle banche d’investimento, che ha ridotto drasticamente il numero degli operatori finanziari. I prodotti derivati rendono quindi possibile approfittare di una posizione senza necessariamente essere costretti a detenere l’attivo sottostante: uno strumento pertanto molto utile per i gestori obbligazionari, visto che gli asset reali non sono sempre disponibili nell’immediato.
“I derivati possono tuttavia anche amplificare le perdite, esattamente come possono riuscire a moltiplicare i guadagni: è il motivo per cui le società di gestione del risparmio solitamente adottano rigorose misure per coprire il rischio di una posizione in derivati, detenendo ad esempio l’equivalente in liquidità (come i Treasury USA) o in un altro strumento derivato: misure che, peraltro, sono spesso previste dalla normativa in materia” tengono a precisare infine gli specialisti di Legg Mason Global Asset Management .
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