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Cosa farà scattare un’inversione di ruoli tra USA ed economia globale

Per Scotland (Brandywine Global, gruppo Legg Mason) la divergenza di passo tra l’economia USA e il resto del mondo è destinata a finire. Le implicazioni sul programma di normalizzazione della Fed.

23 Novembre 2018 09:31

La correzione dei mercati finanziari partita ai primi di ottobre ha interessato tutte le piazze finanziarie in ugual misura, Wall Street inclusa. Tuttavia, se si scatta una fotografia sull’economia reale si notano profonde differenze tra le diverse aree geografiche. Negli Stati Uniti lo stimolo fiscale alimentato dai tagli alle tasse ha fornito ulteriore carburante ad un’economia già ben impostata mentre in Europa e in Cina affiora un rallentamento rispetto ai ritmi della seconda parte del 2017. Inoltre mentre la Bce sta ancora ultimando il Qe e, forse, toccherà i tassi solo nell’autunno del prossimo anno, e la Banca Popolare Cinese (PBOC) riduce i tassi, la Federal Reserve prosegue nel suo programma di normalizzazione della politica monetaria, continuando con il rialzo dei tassi iniziato nel 2015. Anzi, sulla scia di quanto dichiarato qualche settimana fa dal presidente Powell, (“i tassi sono a questo punto ben lontani dall’essere neutrali”), potrebbe ancora incrementare di molto i saggi d’interesse da questi livelli.

FOCUS SU CRESCITA E INFLAZIONE


“In ogni caso, l’ultima parola spetterà alla sostenibilità dell’accelerazione della crescita USA e il rischio inflazione” afferma Francis Scotland, Director of Global Macro Research di Brandywine Global (gruppo Legg Mason). L’esperto, tuttavia, ritiene che la divergenza nella crescita economica tra Stati Uniti e il resto del mondo sia destinata a terminare e, non esclude, che possa addirittura invertirsi, entro un anno. Il tutto mentre la Fed potrebbe rivedere in termini meno incalzanti il ritmo della normalizzazione dei tassi. Ripercorriamo i passi dell’analisi di Francis Scotland.

L’ERA DEI TASSI AI MINIMI È DESTINATA A FINIRE


Consapevoli che l’era dei tassi di interesse ai minimi storici a livello globale sia ormai destinata a concludersi, la vera questione è cercare di capire quali tempi siano necessari affinchè i tassi globali si normalizzeranno. Sebbene sia ancora prevalente la convinzione che si tratti di un processo lungo parecchi anni, negli Stati Uniti le cose sono già in fase molto avanzata complice il programma di taglio delle tasse dell’amministrazione Trump che ha fatto impennare la crescita del PIL americano, costringendo in qualche mondo la Fed ad accelerare i tempi della normalizzazione.

LA LIQUIDITÀ IN DOLLARI SCARSA E COSTOSA


Il fatto che in questa fase l’economia stia decelerando in tutto il mondo tranne che negli States è la conseguenza del duplice restringimento monetario della Fed (rialzo dei tassi e riduzione del bilancio): la liquidità in dollari americani è infatti sempre più scarsa e costosa. Ma questa divergenza potrebbe avere i tempi contati. Almeno in base ad alcuni indicatori chiave osservati da Francis Scotland.

INDICATORI CHIAVE


“In ottobre Wall Street non è stata risparmiata dal sell-off (vendita di titoli senza limitazione né di quantità né di prezzo, ndr) sui listini di tutto il mondo. L’arretramento dello stock-to-bond ratio sembra indicare l’inizio di una discesa dell’ISM manifatturiero, che è un indice anticipatore della crescita del PIL” specifica l’esperto. Che poi cita altri due fattori a supporto della propria tesi. In primis l’inflazione, che potrebbe scivolare verso il basso sulla scia di un biglietto verde forte (che riduce i prezzi delle importazioni) e delle quotazioni in ribasso delle materie prime (petrolio su tutti). In secondo luogo il crollo del 10% registrato quest’anno dall’indice CRB Raw Industrials che spesso indica il picco dei profitti.

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DIFFICOLTÀ NEL MERCATO INTERNO


Ma c’è di più. Francis Scotland segnala le difficoltà dell’edilizia abitativa (il più importante punto di collegamento tra i trend dei tassi di interesse e l’economia reale), l’andamento piatto delle vendite di auto negli USA dalla fine del 2015 (da quando la Fed ha cominciato ad alzare i tassi) ed anche una contrazione degli investimenti fissi delle aziende a mano a mano che si affievolisce l’effetto iniziale del taglio delle tasse.

CONGRESSO DIVISO A METÀ


Se a tutto questo aggiungiamo il fatto che un Congresso diviso a metà (con la Camera dei Rappresentanti in mano ai democratici e il Senato a maggioranza repubblicana) renderà difficile promuovere nuove misure di stimolo nei prossimi due anni, ecco che il quadro di insieme per Francis Scotland risulta piuttosto nitido.

UNA FED MENO AGGRESSIVA


“Un rallentamento della crescita USA dovrebbe indurre la Fed ad una normalizzazione monetaria più graduale e, forse, anche un cambio di rotta sulla riduzione del suo bilancio” spiega l’esperto. Secondo il quale, nel momento in cui tali ipotesi prendessero forma,  la crescita globale ne trarrebbe giovamento grazie anche allo stimolo cinese ancora in corso. Per Francis Scotland sarebbe sufficiente al G20 di Buenos Aires un abbraccio tra Trump e il presidente cinese e fingere di trovarsi d’accordo per assicurare un’inversione di ruoli tra USA ed economia globale nei mesi a venire.
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