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India, i mercati tifano per la rielezione di Modi

Secondo Wontae Kim di Western Asset (gruppo Legg Mason), una riconferma del primo ministro, anche alla guida di una coalizione, o una vittoria del Partito del Congresso sono gli scenari ritenuti più rassicuranti dagli investitori

di Chiara Merico 10 Maggio 2019 09:52

Verranno annunciati il 23 maggio, al termine dei sette turni di voto, i risultati delle elezioni indiane. Come spiega Wontae Kim, research analyst di Western Asset (gruppo Legg Mason), tutti i 543 membri del Parlamento indiano verranno eletti in collegi uninominali con la regola del “first-pass-the-post” (in ogni collegio vincerà chi avrà la maggioranza relativa dei voti). Al termine degli scrutini, il partito che avrà la maggioranza semplice dei parlamentari (più di 271 seggi), o la coalizione che riuscirà a creare una maggioranza nella Lok Sabha, la camera bassa del Parlamento, sceglierà il prossimo primo ministro indiano.

ESITO NON SCONTATO


L’esito elettorale è incerto. Se cinque anni fa Narendra Modi e il suo partito, il Partito Popolare Indiano (BJP), erano riusciti ad ottenere la maggioranza semplice nel Lok Sabha, cosa che non avveniva dal 1984, ora però le proiezioni dicono che il BJP non riuscirà ad ottenere la maggioranza, e dovrà dunque cercare di formare una coalizione con alcuni partiti regionali. Modi, ha spiegato Kim, “ha portato avanti riforme radicali, ma la sua amministrazione ha subito forti critiche per il programma di smonetizzazione, che avrebbe danneggiato gli agricoltori e peggiorato le prospettive di occupazione”.

LE PROBABILI COALIZIONI


Lo scenario più probabile è che il BJP conquisterà tra i 200 e i 230 seggi, il che significa che per formare il governo basterà una piccola coalizione. In questo caso, Modi ha ottime possibilità di restare primo ministro. Tuttavia, nel caso il BJP guadagnasse un numero di seggi inferiore a 200, ma ancora sufficiente a formare una coalizione con vari partiti regionali, le probabilità che Modi prosegua il suo mandato diminuirebbero, non essendo noto per la capacità di aggregare consenso.

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IPOTESI PIU’ ARDITE


Un’altra ipotesi - la cui probabilità, secondo l’esperto, è però bassa - è che il principale rivale del BJP, il Partito del Congresso guidato da Rahul Gandhi, riesca a formare una grande alleanza con un certo numero di partiti regionali. Un’ipotesi ancora più ardita vedrebbe “l’emergere di un piccolo partito regionale come pedina determinante, in grado di portare al ruolo di primo ministro una figura politica relativamente sconosciuta”. Questo scenario vedrebbe aumentare maggiormente le incertezze sulle future decisioni del governo.

FUGA DAI BOND INDIANI


La vittoria del BJP con la conferma di Modi rappresenterebbe l’esito più favorevole per i mercati, spiega Kim. Attualmente, i titoli di stato indiani a 10 anni rendono attorno al 7,4%, e su questo livello sono rimasti per tutto il 2019. Tuttavia, “a partire dall’inizio del 2018 gli investitori esteri hanno cominciato a disinvestire in maniera significativa i loro portafogli dai bond indiani. La percentuale di obbligazioni sovrane e corporate indiane detenute da soggetti esteri si attesta oggi rispettivamente al 68% e 73%”.


RISCHI DAGLI SCENARI MENO PROBABILI


Con la rielezione di Modi e il proseguimento della sua politica di consolidamento fiscale, sottolinea Kim, “è lecito aspettarsi che gli investitori esteri tornino a comprare i titoli di stato indiani, visto il carry attraente. La rupia indiana dovrebbe a sua volta beneficiare di questi flussi in ingresso”. Amche nelle due altre ipotesi – governo di coalizione o vittoria del Partito del Congresso – “i rendimenti non dovrebbero muoversi eccessivamente”. Lo scenario imprevisto, come detto, sarebbe quello di un piccolo partito regionale che riuscisse a mettere al potere un suo candidato. In quel caso, “crediamo ci siano alte probabilità di un brusco sell off sia della valuta che del mercato obbligazionario indiano”.

POSITIVI DAL PUNTO DI VISTA MACRO


L’esperto mantiene una view positiva sull’India dal punto di vista macroeconomico. “Il conto delle partite correnti dovrebbe rimanere in deficit, ma complessivamente la bilancia dei pagamenti dovrebbe rimanere ben supportata. Gli investimenti diretti esteri, pari a circa 3 miliardi di dollari al mese, continuano a essere solidi, mentre i flussi di portafoglio esteri dovrebbero riprendersi se lo scenario elettorale più probabile finirà per verificarsi”. La Reserve Bank of India ha accumulato una quantità significativa di riserve estere, oltre 410 miliardi di dollari, per neutralizzare shock esterni. Inoltre, allo scopo di stimolare la crescita, la RBI nel 2019 ha tagliato i principali tassi di riferimento di 50 punti base.

CAUTELA SUL REDDITO FISSO


Sui bond l’atteggiamento è di cautela. “Manteniamo un’esposizione sovrappesata sulle obbligazioni indiane”, aggiunge Kim. “Individuiamo valore anche nelle obbligazioni quasi sovrane a breve termine, che hanno un pick up di circa 80-90 punti base rispetto ai titoli di stato indiani. Tuttavia, visto il rischio binario proveniente dalla tornata elettorale, preferiamo aspettare prima di esporci ulteriormente al rischio di cambio e ai bond indiani”.
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