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High yield Europa, un’opportunità da valutare con molta attenzione

Nell’high yield europeo diminuiscono le vere occasioni di acquisto mentre nell’high yield USA e nell’America Latina sono presenti rendimenti maggiori e migliori prospettive.

4 Maggio 2017 10:19
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In un ciclo del credito che è ormai nel suo stadio avanzato, i gestori di Brandywine Global, affiliata del gruppo Legg Mason, cercano di selezionare società che presentino attivi valorizzabili o flussi di cassa stabili.

“Di conseguenza, all’interno dei nostri portafogli globali abbiamo preferito ridurre già nel 2015 e 2016 la nostra allocazione alle obbligazioni societarie europee, a favore di quelle di Stati Uniti e America Latina: una scelta che ha pagato, soprattutto lo scorso anno” fanno sapere gli esperti di Brandywine, secondo i quali la stima di 3-4 rialzi del tasso di riferimento da parte della Federal Reserve nei prossimi 12 mesi dovrebbe avere un impatto limitato sul comparto high yield, fermo restando un miglioramento continuo dell’economia.

“Ci aspettiamo infatti che il contributo positivo derivante da un’economia solida consentirà al settore high yield americano di compensare in maniera più che proporzionale l’impatto negativo derivante dal rialzo dei tassi. Così è stato già nell’ultimo trimestre dello scorso anno e in questi primi tre mesi del 2017, quando, anche a fronte del forte sell-off del mercato dei Treasury statunitensi, l’high yield statunitense ha registrato un risultato positivo rispetto ad altri comparti obbligazionari” spiegano i professionisti di Brandywine, che, al contrario, preferiscono assumere un atteggiamento cauto sul comparto high yield europeo.

Le valutazioni nell’eurozona non sono particolarmente incoraggianti se paragonate all’offerta di USA e mercati emergenti, e su cui gravano, oltretutto, rischi geopolitici ancora significativi. La combinazione creata dalla ricerca di opportunità di rendimenti interessanti in un contesto di tassi a zero, insieme al supporto offerto dalla BCE, ha spinto il numero di emissioni al rialzo e ha sostenuto l'interesse degli investitori.

Ora, tuttavia, diversi indicatori economici (dalla crescita del PIL ai volumi dei commerci con il resto del mondo - che è arrivato a rappresentare il 3.3% del PIL dell'Eurozona - dall’inflazione al graduale miglioramento dello stato di salute delle banche) segnalano la possibilità che la BCE possa rallentare il suo programma di acquisti già nel corso del 2017.

Non solo, dal momento che il presidente Mario Draghi è focalizzato sui titoli di stato al fine di evitare che gli spread dei paesi periferici possano schizzare al rialzo, vi è la possibilità che la riduzione del programma di acquisti da parte della BCE riguardi in primis l’ambito del credito: una situazione che creerebbe quasi certamente delle debolezze a livello dei fattori tecnici del credito.

“Se confrontato con l’high yield americano, l’high yield europeo offre dei rendimenti inferiori, a fronte di una duration (scadenza media dei titoli) invece molto più elevata rispetto a quattro anni fa”, specificano gli esperti di Brandywine che, pur concedendo la possibilità che i tassi di default – ora al 2.2% - rimangano piuttosto bassi, intravedono una situazione più problematica in futuro per l’high yield europeo sulla base di alcune dinamiche di mercato.

“Ne è un esempio l’aumento in questo primo trimestre dell’anno delle emissioni subordinate e di qualità inferiore, con una crescita dei titoli a rating CCC che rappresentano ora il 10,5% del totale, rispetto al 2,5% del primo trimestre del 2016”.
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