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Dazi commerciali? Un’occasione per entrare nell’azionario dei mercati emergenti

Le offensive commerciali tra Stati Uniti e Cina alimentate dai dazi sembrano destinate ad intensificarsi, ma nel lungo periodo potrebbero favorire i mercati emergenti.

11 Aprile 2018 07:08
financialounge -  cina dazi Kim Catechis Legg Mason Martin Currie One Belt One Road USA

Il presidente americano Trump sta alzando il tiro ampliando l’elenco delle merci e dei servizi sui quali si applicheranno i dazi alla Cina e Pechino sembra pronta a rispondere con ritorsioni mirate. Al momento, però, la sensazione è che il tutto non dovrebbe degenerare in una guerra commerciale su vasta scala. Non solo, secondo Kim Catechis, Head of global emerging markets di Martin Currie, affiliata del gruppo Legg Mason, sul lungo periodo, gli investitori pazienti e più attenti potrebbero addirittura ottenere dei benefici. Per la semplice ragione, sottolinea il manager, che la guerra commerciale potrebbe rivelarsi una buona porta di ingresso all’azionario cinese e ad altri mercati emergenti.

CRESCITA DEL COMMERCIO INTRAREGIONALE


“Sul lungo periodo le restrizioni commerciali probabilmente serviranno solo ad accelerare la rapida crescita del commercio intraregionale tra mercati emergenti, con l’esclusione degli Stati Uniti. A nostro parere, ciò sposterà ulteriormente il baricentro del commercio mondiale in favore dei mercati emergenti” fa sapere Kim Catechis, che poi snocciola l’elenco delle iniziative commerciali capaci di delineare questo scenario a cominciare dalla RCEP. Si tratta di un nuovo accordo commerciale multilaterale tra paesi asiatici che nel loro insieme rappresentano circa il 40% del commercio mondiale: infatti coinvolge la Cina l’India, il Giappone, l’Australia, la Nuova Zelanda, la Corea del Sud e i paesi ASEAN dell’Asia meridionale.

APPROFONDIMENTO
“Debito emergente, perché il nostro punto di vista non è cambiato”

LA NUOVA VIA DELLA SETA


In secondo luogo il progetto “One Belt One Road” (che si propone di ricreare l’antica Via della Seta) procede spedito con l’avanzamento di infrastrutture tali da agevolare il commercio internazionale in ben 65 nazioni, con un focus particolare sulle e rotte commerciali tra Europa e Cina. A tutto questo va aggiunto il Partenariato Trans Pacifico: sebbene l’amministrazione Trump l’abbia annullato l’anno scorso, le altre undici nazioni, tra le quali Messico, Perù, Cile e Malesia, stanno procedendo regolarmente con i negoziati. Alla luce di questa disamina, Kim Catechis preferisce, nell’ambito del mercato azionario cinese, alcuni tipi di compagnie che operano molto sul mercato domestico, e che sono particolarmente esposte alla crescita della classe media.

CINA, FOCUS SULLA CLASSE MEDIA


“Vediamo opportunità molto interessanti in Cina, indipendentemente dai rapporti con gli USA. In particolare spiccano le aziende favorite dalla crescita della classe media, nelle aree del consumo privato e dei servizi” spiega Kim Catechis, che infatti punta con decisione sulle società legate al mondo internet, che in genere assicurano una crescita elevata e redditizia senza aver bisogno di finanziamenti esterni. Più in generale, secondo il manager, sul lungo periodo il focus dovrebbe essere concentrato sulle compagnie che traggono vantaggio dalle ambizioni del presidente Xi: società rispettose dell’ambiente, che assicurano acqua e aria pulite, e compagnie di servizi che tagliano tempi di attesa e costi.

EVITARE LE AZIENDE DELLA ‘VECCHIA ECONOMIA’


“Da evitare i settori della cosiddetta ‘vecchia economia’: ossia l’industria pesante, che è altamente indebitata, molto inquinante e tende ad avere margini di profitto minimi a favore delle imprese nuove, brillanti e ad elevato ritorno sul capitale” conclude il manager.
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