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Risparmio gestito, ci sono le premesse per un altro ottimo anno

I tassi di interesse schiacciati sui minimi e le borse ai massimi spingono i risparmiatori verso le mani esperte dei gestori. Ne abbiamo parlato con Lorenzo Alfieri di J. P. Morgan Asset Management.

23 Gennaio 2018 16:25
financialounge -  Europa giappone J.P. Morgan Asset Management Lorenzo Alfieri PIR risparmio gestito

Dopo un 2017 da record per l’industria italiana del risparmio gestito ci si interroga sul nuovo anno. In questa intervista Lorenzo Alfieri, Country Head di J.P. Morgan Asset Management per l’Italia, delinea le prospettive di mercato e fornisce suggerimenti su come affrontare il 2018.

Nel 2017 sono stati ancora una volta i fondi comuni aperti a trainare la raccolta: quali le ragioni di questo trend?

“Le ragioni che hanno alimentato questa tendenza che dura da alcuni anni sono diverse. Tra le principali spicca senz’altro la dinamica dei tassi di interesse ai minimi storici (o, addirittura, negativi) sia nel mercato monetario e sia in quello obbligazionario che ha reso impraticabile le scelte tradizionali delle famiglie italiane che allocavano, anno dopo anno, ingenti risorse quasi esclusivamente su conti correnti, titoli di stato a breve termine e obbligazioni bancarie. In parallelo, è aumentata in modo quasi esponenziale la complessità dei mercati che ha reso sempre meno praticabile il fai da te spingendo gli investitori a ricorrere a professionisti finanziari sia nell’ambito della gestione dei prodotti (fondi e SICAV) e sia per la costruzione dei portafogli (consulenti di fiducia). A tutto questo aggiungerei che un’altra opzione molto gettonata in passato, l’investimento immobiliare, è risultata meno appetibile sia per via del costante calo delle quotazioni e sia per l’aumento delle tasse”.

Una delle novità del 2017 è stata quella dei piani individuali di risparmio (PIR) che hanno riscosso un enorme successo presso i risparmiatori italiani: quali secondo voi le ragioni di questo exploit?

“Le modalità con le quali è stato concepito questo strumento di risparmio sono molto interessanti sia per chi lo sottoscrive e sia per chi lo colloca e per le imprese. Infatti l’obiettivo è quello di stimolare i risparmiatori italiani, poco inclini all’investimento di medio lungo termine, ad alimentare direttamente le PMI italiane che costituiscono l’ossatura portante dell’economia reale del nostro paese. I PIR consentono infatti di partecipare alla crescita economica dell’Italia e a quella globale (grazie all’export delle PMI italiane) garantendo l’esenzione totale delle tasse da pagare sulle plusvalenze realizzate, a patto di mantenere per almeno 5 anni l’investimento: si tratta di un messaggio di educazione finanziaria importante in quanto sottolinea come solo in un arco temporale di medio lungo termine (per l’appunto almeno 5 anni) è ragionevolmente possibile estrarre valore da un investimento di questo genere”.

A quali condizioni il successo dei PIR potrà proseguire anche nei prossimi anni?

“Deve essere correttamente venduto in modo tale che chi lo sottoscrive ne comprenda appieno tutte le sfaccettature: da quella fiscale a quella squisitamente finanziaria (il risparmio diretto all’economia reale del paese), dai rischi nel breve termine (anche per andamenti temporaneamente avversi del mercato) alle potenzialità di medio lungo periodo insite nella tipologia dell’investimento”.

I fondi obbligazionari restano la categoria con la maggiore quota di mercato e che, anche nel 2017, ha saputo raccogliere più flussi netti, ma quest’anno il previsto aumento dei tassi di interesse (sebbene graduale) potrebbe costituire un ostacolo per questa asset class: cosa ne pensate?

“Il mercato obbligazionario rimane una delle aree di investimento più complesse, soprattutto alla luce del fatto che i tassi restano schiacciati sui minimi storici. D’altra parte è impensabile che le famiglie italiane che sono storicamente molto esposte al reddito fisso possano rinunciare a questa asset class. Occorre pertanto essere consapevoli che il fai da te è da evitare adottando invece soluzioni obbligazionarie (in particolare fondi e SICAV) flessibili che consentono di investire in tutti i mercati mondiali, in tutte le asset class e con la possibilità di adottare strategie di portafoglio in grado di ridurre le implicazioni derivanti dal rialzo dei tassi di interesse. Si pensi, solo per fare degli esempi, alle opportunità che ancora ci sono nell’high yield o nei mercati emergenti: affidandosi a mani esperte che selezionano gli emittenti e diversificano in centinaia di titoli è possibile ricavare un buon rendimento senza esporsi a rischi eccessivi”.

E ai risparmiatori italiani più inclini al rischio quali consigli vi sentire di dare?

“In un contesto macro che è ancora moderatamente favorevole al rischio, troviamo ancora valore nell’azionario Europa e Giappone e, in modo selettivo, nei mercati emergenti. Fermo restando la raccomandazione di evitare il fai da te e di adottare un approccio di investimento di medio lungo termine più adeguato a questa tipologia di asset class”.

Intervista tratta dalla rubrica "L’industria del Risparmio" del mensile EasyWatch. Clicca qui per iscriverti e ricevere la tua copia. 
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