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FED

Obbligazioni, opportunità di acquisto dal rialzo degli spread

L’analisi del Team Global Fixed Income di J.P. Morgan Asset Management sul perché i tassi della Fed stazioneranno sugli attuali livelli nonostante un quadro inflattivo privo di tensioni

di Redazione 17 Maggio 2019 14:00

Nei primi quattro mesi di quest’anno gli investimenti in obbligazioni hanno restituito consistenti ritorni sia nell’ambito dei governativi ’core’ e sia, soprattutto, nel segmento delle obbligazioni societarie. A favorire il recupero dei prezzi, l’atteggiamento più accomodante adottato dalle Banche Centrali che nelle loro decisioni di politica monetaria guardano con particolare attenzione alle aspettative relative all’inflazione. Tuttavia, sebbene i prezzi al consumo evidenzino un trend privo di tensioni, sembrano non sufficienti ad indurre gli istituti centrali a tagliare i tassi.

UN CONTESTO FAVOREVOLE AL ‘CARRY’


Alla luce di questa considerazione, e tenendo conto della combinazione di carovita moderato, crescita solida e un tonico mercato del lavoro, il Team Global Fixed Income, Currency and Commodities Group di J.P. Morgan Asset Management, prevede che i tassi d’interesse stazionino sugli attuali livelli , creando un contesto favorevole al reddito derivante dall’importo delle cedole (il cosiddetto carry): ne consegue, che eventuali allargamenti degli spread (differenziali di rendimento rispetto ai governativi core) potrebbero costituire una buona opportunità d’acquisto che chi investe in obbligazioni.

PER POWELL I TASSI ATTUALI SONO ‘APPROPRIATI’


Le conclusioni a cui giunge il Team, partono dalla constatazione di quanto accaduto nell’ultima riunione del Federal Open Market Committee della Federal Reserve. In quella occasione il presidente della banca centrale Usa, Jerome Powell, ha definito “appropriati” gli attuali livelli dei tassi d’interesse: una precisa indicazione che denota, secondo il Team, come la Fed non sembri affatto intenzionata a tagliare i tassi esclusivamente in ragione di un’inflazione contenuta. E’ vero che i prezzi al consumo delle famiglie (PCE) sono scesi su valori molto bassi, ma è altrettanto vero che sia la spesa dei consumatori - vicina all’obiettivo del 2% della banca centrale – e sia la buona tenuta del mercato del lavoro - come dimostra il robusto dato dei nuovi posti di lavoro creati in aprile – segnalano una solida economia.

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RESERVE BANK OF AUSTRALIA E BANCA D’INGHILTERRA


E che un quadro inflazionistico senza tensioni non sia sufficiente a tagliare i tassi di interesse lo confermano anche le recenti mosse della Reserve Bank of Australia – che lo scorso 7 maggio ha lasciato invariati i tassi malgrado alcuni operatori si attendessero un ribasso- e della Banca d’Inghilterra – che si è espressa in termini relativamente restrittivi nonostante la traiettoria discendente del carovita inglese.

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IL POSIZIONAMENTO DEGLI INVESTITORI


Il Team di J.P. Morgan Asset, tuttavia, si interroga sulla possibilità che il posizionamento di consenso degli investitori in obbligazioni sia in grado o meno di riuscire ad impedire un ribasso dei tassi. Questo perché le indagini di mercato indicano che nel primo trimestre di quest’anno molti investitori obbligazionari hanno adottato una duration di portafoglio (scadenza media dei titoli che determina la sensibilità ai tassi di interesse, ndr) più lunga sui tassi statunitensi rispetto a quella, corta, implementata nel quarto trimestre 2018.

FED, NESSUN INTERVENTO A BREVE


Tale strategia è stata realizzata operando acquisti concentrati sulla parte medio lunga della curva: in pratica gli investitori in obbligazioni hanno continuato a comperare le scadenze corte e medie mantenendo un sottopeso nei titoli trentennali. Ecco perché, sebbene il Team ritenga che la prossima mossa della Fed possa essere un taglio piuttosto che un rialzo dei tassi, non dovrebbe esserci alcun intervento a breve termine, vista l’assenza di catalizzatori forti – fatta eccezione della bassa inflazione - e gli ultimi commenti dei membri della banca centrale statunitense.
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