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La vision di J.P. Morgan AM sulla situazione politico-economica in Europa

15 Maggio 2012 20:00
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Maria Paola Toschi, Market Strategist di J.P. Morgan Asset Management, offre una interessante vision dei possibili scenari dei mercati alla luce delle ultime notizie provenienti dall'Eurozona.

I risultati delle elezioni in Germania, (nel Nord Reno Westfalia il partito della Cancelliera tedesca Merkel ha perso contro l’Spd ) evidenziano che la politica della Merkel, impostata sulla necessità di implementare dei piani di austerity per uscire dalla crisi dell’Eurozona non ha pagato. Inoltre la Grecia, durante il week end non è stata in grado di trovare l'accordo per una coalizione governo. Dal suo punto di vista, sono segnali che devono essere vissuti come ulteriore allarme per i mercati ?

La situazione di stallo politico in Grecia è la più preoccupante. La difficoltà di formare una coalizione post elezioni, in grado di portare avanti gli accordi presi con l’Europa è evidente e lo scenario più probabile è che si arrivi a nuove elezioni. Ciò significa anche una lunga fase di incertezza e di ingestibilità politica ed economica, in un momento drammatico per il paese che dovrebbe anzi accelerare i piani di riassetto, austerità e possibilmente rilancio economico. Nel caso non cui si arrivi a un nuovo Governo con un buon supporto politico i rischi di uscita dall’Europa potrebbero aumentare. Ciò sarebbe molto negativo non solo il paese ma per tutta l’Europa. Si creerebbe infatti un pericoloso precedente che rendere la credibilità sul progetto Europa molto più bassa con forti ripercussioni sulla valuta e sui mercati (cosa che sta già succedendo). Anche l’esito delle elezioni presidenziali in Francia (con la vittoria di Hollande) e di quelle amministrative in Germania (con l’indebolimento del partito della Merkel) riflettono l’insoddisfazione su come è stata gestita in precedenza la crisi in Europa, ovvero con troppa lentezza e indecisione e troppa focalizzazione su misure di austerità che stanno aggravando la recessione. Mercati e investitori chiedono nuove misure che puntino anche sulla crescita combinata con l’austerità. In Germania c’è anche un’insoddisfazione legata alla insofferenza verso la inefficacia delle misure adottate nei paesi periferici. Tutto ciò riflette una fase di stallo politico nel progetto Europa che va alimentato da nuova convinzione e maggiore coordinamento tra paesi. La fase è molto delicata.

Ritiene sia davvero indolore o quantomeno praticabile una uscita della Grecia dell’euro con il ritorno alla dracma senza pericolo di contagio ad altri paesi periferici (come, soprattutto, Spagna e Italia)?

Una eventuale uscita della Grecia dall’Europa non sarebbe per nulla indolore. Per il paese sarebbe una situazione disastrosa. Il ritorno alla Dracma e l’uscita dall’area Euro significherebbe isolamento, perdita degli aiuti europei, già programmati, povertà e conflittualità sociale. La svalutazione della nuova Dracma non compenserebbe per gli svantaggi. A livello europeo come già osservato l’uscita della Grecia avrebbe meno ripercussioni dirette sul sistema bancario Europeo rispetto a quanto temuto in passato. Infatti l’operazione di SWAP e gli interventi di accantonamento e pulizia di bilancio fatte nell’ultimo anno, hanno ridotto l’esposizione delle banche al rischio Grecia. La maggiore preoccupazione sarebbe proprio che altri paesi, magari più grandi della periferia dell’Europa, potrebbero pensare e decidere una scelta simile. Ciò snaturerebbe tutto il progetto alla base dell’area Euro, ridurrebbe drammaticamente la credibilità dell’Euro e potrebbe determinare un’ulteriore disaffezione verso tutta l’area di investimento denominata in Euro.

Quali possono essere i contraccolpi per i mercati e di conseguenza per i risparmiatori?

I contraccolpi sono già in qualche modo in atto. Si vedono flussi in uscita dall’area Euro proprio per il ritorno del rischio legato al caso Grecia, ma anche legato alle preoccupazioni sulla tenuta del sistema bancario in Spagna. L’Euro si è indebolito. Ciò potrebbe anche essere un vantaggio e potrebbe rilanciare la competitività dell’area Euro verso gli Stati Uniti.

Anche in un simile scenario esistono delle opportunità di investimento per i risparmiatori?

Noi riteniamo che la scelta più adeguata in questo contesto di incertezza sia andare a focalizzarsi su strategie di investimento che premino gli elevati dividendi e rendimenti. Ci sono società e settori in Europa che mostrano una buona qualità dei risultati, buoni flussi di cassa e mantengono elevate aspettative di flussi di dividendi. Ciò potrebbe essere un filone di investimento ancora da perseguire a livello globale ma anche in Europa. L’area Euro al momento è quella in cui il dividend yield è più elevato. Queste strategie devono tuttavia essere in grado di operare una stretta selezione e individuare le società che sono in grado di mantenere buoni e crescenti flussi di cassa. Tutto ciò quindi esclude i settori finanziari (banche, finanza e assicurazioni) che nei prossimi esercizi saranno caratterizzati dalla necessità di rafforzamento patrimoniale e quindi presumibilimente preferiranno reinvestire i dividendi piuttosto che distribuirli.
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