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Come trovare il giusto mix di rischio tra azioni, obbligazioni e materie prime

In questa intervista esclusiva, Scott Wolle spiega le attuali scelte di portafoglio (tra azioni, bond e materie prime) dell’Invesco Balanced Risk Alloction (IBRA) Fund.

1 Febbraio 2017 10:08
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Intercettare le opportunità del mercato azionario che, sebbene non certo economico, resta più attraente rispetto al mercato obbligazionario. Individuare sul mercato obbligazionario, che risulta, nel suo insieme, non eccessivamente conveniente, alcune selettive occasioni di investimento. Calibrare le opzioni nell’ambito delle materie prime per aggiungere al portafoglio rendimento e decorrelazione rispetto ai mercati finanziari.

Sono questi gli ambiti nei quali si muove il fondo [tooltip-fondi codice_isin="LU0432616737"]Invesco Balanced Risk Allocation (IBRA) Fund[/tooltip-fondi] che, infatti, si caratterizza per un approccio di tipo risk allocation, dove le scelte di portafoglio sono rigorosamente e dinamicamente definite in base al rispettivo contributo di rischio.

Abbiamo incontrato a Milano Scott Wolle, Fund manager and CIO dell'Invesco Global Asset Allocation, che, in questa intervista esclusiva, ci ha svelato alcune delle scelte di investimento preferite dal comparto IBRA spiegandocene le ragioni.

“Diciamo subito che il mercato obbligazionario attualmente mostra poco valore, a livello relativo, rispetto al mercato azionario e a quello delle materie prime” esordisce Scott Wolle che poi prosegue: “In ogni caso il nostro obiettivo di portafoglio è quello di assicurare un buon apporto di rendimento in funzione dei rischi dal momento che l’approccio di gestione del comparto è quello di bilanciare l’apporto del rischio delle componenti azionaria, obbligazionaria e delle commodity, in modo da limitare la volatilità complessiva entro i 10% su base annua ( di cui 8% in base alle scelte strategiche e 2% in base a quelle tattiche)”. Limiti peraltro ampiamente rispettati dal momento che la volatilità annualizzata del fondo si è attestata al 5,72%.

L'attuale contesto di mercato potrebbe essere problematico per valutare il rischio della componente obbligazionaria: l'aumento dei tassi di interesse potrebbe creare problemi per definire il rischio della componente obbligazionaria?

"Si tratta di una problematica che non inficia assolutamente la gestione di questo comparto. Infatti il nostro lavoro consiste nell’individuare, all’interno delle tre macro – asset class di investimento (azioni, obbligazioni, materie prime) quale sia il più corretto mix rendimento / rischio per il fondo. L’aumento dei tassi di interesse, che per un portafoglio obbligazionario tradizionale può costituire un indubbio fattore critico (visto che ad un aumento dei rendimenti corrisponde una riduzione dei prezzi dei bond tanto maggiore quanto più lunga è la loro vita residua), è ininfluente per il fondo IBRA. A luglio 2016, quando i tassi di interesse del mercato obbligazionario hanno toccato i loro minimi storici, abbiamo aumentato il peso dell’equity in portafoglio a discapito dei bond perché non ha senso esporsi a titoli a reddito fisso con rendimento a zero o, addirittura negativi".

Quindi è per questa ragione che solo a dicembre 2016 siete ritornati a investire (sebbene in piccole dosi) nei titoli di stato della zona euro?

"A dicembre, dopo che i rendimenti dei bund tedeschi sono tornati in territorio positivo, abbiamo provveduto a qualche acquisto mirato su governativi di Berlino per bilanciare il rischio complessivo della componente obbligazionaria di portafoglio".

A proposito, perchè avete una cospicua esposizione all'obbligazionario Australia e Canada?

"Per la semplice ragione che, in un contesto di mercato caratterizzato ancora da tassi obbligazionari ai minimi storici, il rendimento offerto dai governativi di Sidney e di Ottawa è relativamente interessante. Lo stesso, più o meno, vale per i titoli di stato USA e UK".

Nell'ambito delle materie prime avete una significativa posizione nell'agricoltura ma l’avete ridotta in dicembre: per quale ragione?

"Le commodity rappresentano da sempre una fonte di rendimento molto interessante per il comparto IBRA Fund. E lo saranno anche per il 2017. Innanzitutto forniscono una varietà di opzioni interessanti e differenziate: dall’energia ai metalli preziosi, dall’agricoltura ai metalli industriali. Poi ognuna di queste opzioni ha caratteristiche uniche. L’agricoltura, per esempio, è decorrelata dai mercati finanziari mentre risente degli eventi climatici che possono determinare i prezzi dei generi agricoli. L’energia, invece, dipende dal prezzo del petrolio e, dopo un 2016 di forte recupero, potrebbe offrire nuovi spunti, I metalli industriali, invece, sono più strettamente legati al ciclo economico e, dal momento che in molti casi, evidenziano quotazioni sacrificate, potrebbero costituire un interessante fonte futura di rendimento con un rischio relativamente circoscritto".

Parliamo ora delle scelte azionarie: perché ritenete interessate Hong Kong?

"Quando decidiamo di investire in borsa consideriamo tre aspetti: la valutazione, il contesto economico, la trasparenza e la regolamentazione del mercato di riferimento. Riteniamo che a Hong Kong vi siano molte imprese ben gestire con valutazioni attraenti con prospettive di crescita interessanti in un contesto molto ben regolamentato: situazioni che non ritroviamo invece nelle Borse cinesi".

Un anno negativo di gestione può capitare e per questa ragione gli analisti suggeriscono di valutare un fondo come questo sulla distanza dei tre anni: è d'accordo?

"Ogni fondo, o gestione finanziaria, ha specificità proprie che ne indirizzano l’orizzonte temporale di investimento e di valutazione. Un fondo come il comparto IBRA dovrebbe essere valutato nell’arco di un intero ciclo economico in modo da verificarne l’andamento sia durante la fase rialzista dei mercati che in quella ribassista. Credo però che verificare l’andamento del fondo, in termini di rendimento e di rischiosità, ogni tre anni possa offrire un opportuno indicatore all’investitore sulla qualità di gestione del prodotto sottoscritto".

** Il presente articolo è stato redatto da FinanciaLounge. Una parte di contenuti e dati gentilmente concessi da Invesco

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