Restano solo due opzioni per la crisi europea

Nel settembre dello scorso anno, John Greenwood, Chief Economist Invesco Ltd, aveva delineato tre possibili soluzioni per la crisi del debito europeo:

1) il fallimento unilaterale e l’uscita dall’euro della Grecia ed eventualmente anche di altri paesi periferici;

2) un prolungato periodo di austerità per la maggior parte dei paesi in crisi per un periodo di circa 10 anni, sottostando alle condizioni stabilite dalla Troika (Unione Europea, Banca Centrale Europea, Fondo Monetario Internazionale);

3) un rapido cambiamento per giungere all’unione fiscale completa.

“Ora è chiaro che, come avevo anticipato, la soluzione proposta dalle autorità europee (la soluzione 2, ovvero il mantenimento dell’unione monetaria imponendo tuttavia limiti ai bilanci degli stati membri e la recessione ai paesi in crisi) era instabile e che non avrebbe avuto successo poiché non sarebbe stata accettata a lungo dai cittadini europei” dichiara a FinanciaLounge John Greenwood che poi aggiunge: “O gli elettori dei paesi periferici si sarebbero opposti ai sacrifici richiesti dall’austerità oppure gli elettori dei paesi dell’area centrale si sarebbero opposti ad altri salvataggi. Nelle ultime settimane il crollo del Governo belga, il risultato delle elezioni presidenziali francesi e le elezioni in Germania, oltre al risultato elettorale greco, hanno mostrato il prevedibile passaggio dalle posizioni politiche più moderate a quelle più estreme, sia a destra che a sinistra. I risultati in Belgio, Germania e Francia dimostrano l’insofferenza delle economie principali, mentre quello della Grecia mostra la frustrazione dei paesi periferici. Di fatto, i risultati elettorali dimostrano che la soluzione 2 non è più perseguibile”.

Ecco perché secondo a John Greenwood nelle prossime settimane, probabilmente dopo le nuove elezioni greche indette per il prossimo 17 giugno, i leader europei saranno costretti a scegliere tra le opzioni 1 e 3.