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GAM: il debito emergente tra epidemie e petrolio

Paul McNamara (GAM Investments) fa il punto su come stanno reagendo i mercati obbligazionari emergenti all’emergenza del coronavirus e al crollo delle quotazioni del petrolio

di Fabrizio Arnhold 16 Marzo 2020 21:00

L’emergenza coronavirus sta contagiando i mercati. Altissima volatilità sui listini per il diffondersi del Covid-19 in tutta Europa ma anche il crollo delle quotazioni del petrolio fa aumentare il nervosismo. “La flessione del prezzo del greggio aggiunge disinflazione all’impatto del virus, già di per sé deflazionistico”, commenta Paul McNamara, direttore degli investimenti per le strategie valutarie e obbligazionarie Emerging Markets di GAM Investments, che nella sua analisi fa il punto sui mercati obbligazionari emergenti.

PIÙ POSITIVI SULLE OBBLIGAZIONI


Il calo del prezzo del petrolio e il diffondersi del coronavirus ha ripercussioni anche sui mercati emergenti. “Tuttavia, anche se in questo caso ci sono chiaramente rischi significativi per le valute di questi mercati, siamo sostanzialmente più positivi sulle obbligazioni”, spiega Paul McNamara. “I fondamentali degli emergenti sono in uno stato di forma ragionevole, anche se non spettacolare”. La prospettiva di un dollaro più debole potrebbe diventare fonte di sollievo.

LO SHOCK DEL CORONAVIRUS


La crescita mondiale rallenta in maniera preoccupante a causa del coronavirus. “Se le valute degli emergenti hanno finora ceduto dall’inizio dell’anno, la performance obbligatoria è stata molto più eterogenea, con un incremento dell’1,6% al 6 marzo”, spiega l’analista di GAM Investments. In questa situazione di forte volatilità sui mercati, “il crollo del prezzo del petrolio ha rappresentato una forte escalation, in particolare diffondendo la portata del sell off dall’azionario e dalle valute al credito”, continua McNamara.

Gli effetti del coronavirus sulle obbligazioni bancarie e assicurative


Gli effetti del coronavirus sulle obbligazioni bancarie e assicurative





DOLLARO PIÙ DEBOLE


Il dollaro è sceso del 6% rispetto all’euro dai minimo del 20 febbraio. “Riteniamo che i fattori tecnici abbiano un ruolo importante, anche se la debole risposta degli Stai Uniti all’epidemia e le carenze strutturali del sistema sanitario statunitense avranno probabilmente un ruolo importante”, precisa Paul McNamara. “Crediamo che una crescita più debole degli Stati Uniti sia positiva per le obbligazioni emergenti, ma molto eterogenea per le valute”.

LA DUPLICE PREOCCUPAZIONE NEI MERCATI


Il rischio recessione globale comporta una maggiore debolezza delle valute emergenti. “Riteniamo che le prospettive per il dollaro si siano mosse in modo significativo e questo potrebbe andare a vantaggio dell’asset class - conclude Paul McNamara -. A differenza del 2008 o del 2013, i mercati emergenti entrano in un periodo di selloff con una forte posizione esterna”. Dall’analisi emerge come una gestione attiva degli investimenti nel debito dei mercati emergenti possa fare la differenza.
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