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Azioni dei mercati emergenti spinte da valutazioni convenienti e fattori macro 

Nell’analisi di Tim Love (GAM Investments) spicca una preferenza per Brasile e Russia, ma anche per un mercato di frontiera come il Vietnam, che sta beneficiando dello scontro sui dazi

4 Febbraio 2019 12:20

Se si osserva l’andamento delle azioni dei mercati emergenti negli ultimi tre anni si avverte la sensazione di un investimento altamente instabile. Infatti l’indice MSCI emerging markets in valuta locale, che nel 2017 chiuse con uno spettacolare +27,7% lo scorso anno ha registrato un calo del 12,3%. Nel primo mese del 2019, invece, ha messo a segno un rialzo del 7,1%. D’altra parte nell’ultimo decennio, gli anni finiti in ‘rosso’ come il 2018 sono stati la metà. Insomma, chi investe in questa asset class deve mettere nel dovuto conto una volatilità piuttosto elevata. Tuttavia, Tim Love, responsabile strategie azionarie Paesi Emergenti di GAM Investments, ritiene che ci siano diversi fattori che potranno supportare le quotazioni dei mercati azionari emergenti nel corso di quest’anno partendo dalla constatazione che si tratta di un’asset class poco inflazionata nei portafogli internazionali.

VALUTAZIONI AZIONARIE SACRIFICATE


Inoltre, anche le agenzie di rating sembrano sottovalutarle mentre il loro profilo di rischio e rendimento è favorevole rispetto a quello dei mercati sviluppati alla luce di valute che si sono parecchio deprezzate negli ultimi 12 mesi. In particolare, fa notare Tim Love, le valutazioni dei listini Emergenti risultano su livelli molto più contenuti rispetto a quelle dell’indice S&P 500, sia in termini correnti che rispetto alle medie storiche. Detto questo, l’esperto segnala sia fattori macroeconomici globali che situazioni specifiche dei singoli paesi e settori dei mercati emergenti che rendono l’asset class attraente.

UN DOLLARO MENO FORTE


E’ probabile, secondo Tim Love, che la disputa commerciale tra Washington e Pechino, che nuoce sia agli Stati Uniti che alla Cina, registri un miglioramento e questo potrebbe rappresentare un catalizzatore importante per le azioni dei paesi emergenti. Allo stesso modo, anche la pausa di riflessione che la Fed ha annunciato nel suo percorso di rialzo dei tassi dovrebbe indebolire il dollaro e rendere meno onerosi i debiti di quei paesi in via di sviluppo che, nel corso degli anni, avevano accumulato debito nella valuta americana. Questo rilancerebbe sia le valute emergenti che le valutazioni dei loro listini finanziari pesantemente penalizzati nel 2018 dalla forza del dollaro.

L’APPEAL DI BRASILE E RUSSIA


Sul fronte delle valutazioni il rapporto prezzo/utili (p/e) dell’indice MSCI Emerging markets è scivolato al di sotto di 10 rispetto all’11,85 dello stesso periodo lo scorso anno. Entrando nel dettaglio dei singoli paesi, Tim Love, rivela interesse soprattutto per l’azionario di Brasile e Russia. “Il mercato brasiliano ha evidenziato un cambio di direzione dopo l’elezione del nuovo governo, vicino alle esigenze delle imprese, alimentando la fiducia dei consumatori mentre i tassi di interesse sono calati e le valutazioni risultano convenienti. Puntiamo anche sulla Russia per ragioni analoghe, e questo a prescindere dall’eventualità che il paese subisca nuove sanzioni internazionali” spiega l’esperto.

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MERCATI DI FRONTIERA


Altre interessanti opportunità Tim Love le riscontra sui mercati di frontiera, dall’Argentina al Pakistan, dalla Romania al Vietnam. “Quest’ultimo paese, in particolare, beneficia delle guerre commerciali sino-americane oltre ad aver guadagnato quote di mercato nell’outsourcing grazie alla sua manodopera qualificata e a buon mercato” specifica l’esperto.

FOCUS SU FINANZA, ENERGIA E UTILITIES


Infine, per quanto riguarda le preferenze in termini di approccio, Tim Love predilige ora i titoli ciclici e value rispetto a quelli growth in base al loro migliore valore relativo, mentre in termini settoriali, privilegia i titoli finanziari, dell’energia, dei materiali di base e le utilities: al contrario reputa poco convenienti sia i titoli dei beni di prima necessità che quelli dei servizi di telecomunicazioni.
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