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WhatsApp Pay e le altre, il futuro dei pagamenti è online

Il tema dei pagamenti è al centro del dibattito politico e non solo. Nell’intervista Maurizio Pimpinella, presidente dell'Associazione italiana prestatori servizi di pagamento (APSP), spiega le ragioni per cui il futuro passa necessariamente dalle nuove tecnologie

di Chiara Merico 21 Ottobre 2019 11:17

Tecnologici, digitali, sempre più innovativi: i pagamenti sono al centro dell’attenzione della politica e degli operatori del settore. In Italia il governo studia misure per limitare l’utilizzo del contante, mentre a livello internazionale giganti come Amazon, Apple e ora anche Facebook, con WhatsApp Pay, puntano decisamente sul business dei pagamenti. Ne abbiamo discusso con Maurizio Pimpinella, presidente dell'Associazione italiana prestatori servizi di pagamento (APSP).

[caption id="attachment_146923" align="alignnone" width="678"]Maurizio Pimpinella, presidente dell'Associazione italiana prestatori servizi di pagamento (APSP) Maurizio Pimpinella, presidente dell'Associazione italiana prestatori servizi di pagamento (APSP)[/caption]

La questione dei pagamenti è centrale anche nel dibattito sulla nuova legge di Bilancio. Qual è la situazione a suo avviso e quali i possibili sviluppi?


Il tema dei pagamenti, in effetti, oggi è centrale nel dibattito pubblico italiano e questo è uno dei principali meriti del testo della manovra recentemente approvato dal Consiglio dei ministri. Le iniziative del governo sono rivolte a tutti i cittadini e rappresentano un primo passo verso un percorso virtuoso di contrasto dell'evasione fiscale e rilancio dell'economia. Ora vedremo quanto le misure proposte saranno incisive e in grado di raggiungere tali scopi. I pagamenti elettronici, infatti, sono sicuramente un aiuto ma non si può chiedere loro di essere la soluzione a ogni problema. Le misure avanzate devono essere accompagnate da una serie di proposte ampie ed organiche in grado di soddisfare esercenti, contribuenti e rilanciare i consumi, attraverso un mix di premi, sanzioni realmente applicabili e un nuovo spirito civico.

Quali sono i sistemi di pagamento alternativi che si stanno affermando maggiormente nell’ultimo periodo?


La seconda direttiva sui servizi di pagamento (la PSD2) rappresenta una svolta epocale. La PSD2, infatti, è un vettore di cambiamenti votato all'innovazione che ha aperto e liberalizzato il mercato, modificando in maniera radicale e irrevocabile il mondo del credito, della finanza e dei pagamenti mettendo gli operatori già presenti nel settore dei pagamenti davanti ad una sfida da dentro o fuori. Sfruttando le nuove opportunità normative e le potenzialità del contesto economico e tecnologico, infatti, sono nate (e cresciute) nuove e importanti realtà che ora competono apertamente con gli operatori che fino a poco fa dominavano il panorama offrendo esperienze di pagamento rapide, efficienti e sicure. Tra questi, vi sono gli "unicorni" Revolut e N26, due challengers bank che grazie alla loro facilità di utilizzo stanno riscontrando un grande successo. Basti pensare che per aderire ai loro servizi è sufficiente farsi un selfie mostrando i documenti. Parlando più strettamente di sistemi di pagamento, oggi possiamo usare i prodotti forniti dagli over the top come Amazon Pay, Google, Apple Pay e Stripe, i quali hanno trasformato i nostri smartphone in veri e propri mezzi di pagamento favorendo l'esperienza e la facilità nell'acquisto. Questi sono alcuni dei principali nuovi operatori. Ben vengano, quindi le novità e la competizione nel mercato. L'unica cosa su cui dobbiamo fare attenzione è che venga mantenuto un comune piano competitivo tra questo e tutti gli altri soggetti che fanno business nello stesso contesto. Per funzionare adeguatamente, il mercato ha necessità dell'eliminazione delle asimmetrie e di un livellamento regolamentare. Come amo spesso dire: stesso mercato, stesse regole.

Negli ultimi giorni si è tornato a parlare di WhatsApp Pay, un servizio che consente di scambiare denaro istantaneamente con i contatti in lista e sul quale Facebook starebbe puntando, anche a causa delle difficoltà che sta incontrando il progetto della criptovaluta Libra. Cosa ne pensa?


Il ritorno deciso di Zuckerberg su WhatsApp Pay non è una sorpresa. Da tempo, infatti, Facebook stava lavorando al lancio di questa nuova funzione dell’app di messaggistica, sul modello di Wechat, già da tempo in voga in Cina. Forse le recenti difficoltà di Libra hanno accelerato il progetto, ma non penso che le due iniziative siano così strettamente legate. D'altra parte, Facebook possiede già una licenza bancaria in Irlanda e tramite WhatsApp Pay non fa altro che sfruttarla, puntando anche a valorizzare una delle sue principali caratteristiche: la user experience facile e dinamica. Questo è uno dei principali vantaggi competitivi di WhatsApp Pay, che sarebbe così in grado di creare un nuovo e accattivante modello di business, di facile utilizzo per i più giovani (tendenzialmente non bancarizzati) ma non solo. L'economia dei pagamenti è sempre più a portata di clic e tutto ciò che ne facilità l'utilizzo è destinato a giocare un ruolo determinante nel prossimo futuro.
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