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Wall Street, perché al prossimo mercato ribassista potrebbe scendere del 35%

Le flessioni di Wall Street tendono ad essere più gravi quando partono da valutazioni di Borsa molto elevate: ecco cosa rivela l’indagine della società di ricerca quantitativa Ned Davis Research dal 1900

di Redazione 26 Agosto 2019 15:00

Prevedere quando ci sarà a Wall Street il prossimo mercato ribassista (bear market) è difficile. E per quanto riguarda invece la previsione della gravità della correzione del prossimo mercato "orso"? Questa, ultimamente, è diventata una domanda sempre più frequente, dal momento che molti operatori di Wall Street hanno cominciato a prendere in considerazione una recessione negli Stati Uniti nei prossimi 12-18 mesi. Un mercato azionario orso è, di solito, quasi sempre accompagnato da una recessione economica ed è probabile che trascini gli indici di Wall Street in una profonda correzione.

UN’ANALISI DAL 1900 A OGGI


In un articolo di MarketWatch gli analisti hanno esaminato tutti i mercati ribassisti dal 1900, per scoprire se sia possibile prevedere la gravità di un bear market. Per farlo hanno preso in considerazione il calendario dettagliato di tutti i mercati orso di Wall Street dal 1900 tenuto aggiornato dalla società di ricerca quantitativa Ned Davis Research: dall’inizio del ventesimo secolo, gli investitori azionari statunitensi hanno dovuto confrontarsi con 36 mercati ribassisti.

LA LUNGA DURATA DEL MERCATO TORO


La prima ipotesi testata è stata quella di verificare se vi fosse una relazione tra la severità del mercato orso e la lunghezza del mercato toro (rialzista) precedente. Un'evenienza di rilievo dal momento che diversi investitori sono preoccupati che questo possa essere il caso del prossimo bear market, visto che l'attuale mercato rialzista è il più lungo nella storia del mercato degli Stati Uniti. Fortunatamente, non sembra emergere alcuna correlazione tra la durata del mercato rialzista e la successiva gravità del mercato orso. La maggioranza dei bear market iniziati dopo mercati rialzisti di più breve durata hanno poi registrato perdite medie dell’indice Dow Jones Industrial Average di Wall Street del -31,5% mentre i bear market successivi a mercati rialzisti lunghi hanno prodotto perdite medie dell’indice del -30,8%.

IL LEGAME CON IL RAPPORTO P/E


Un po' più indicativa è invece la relazione con il rapporto prezzo / utili (p/e). Nello specifico, nel caso in cui il bear market parta da un p/e più contenuto rispetto alla media di lungo periodo (intorno a 16) la correzione dell’indice si è attestata in media al -27,8% mentre in caso di p/e superiore alla media la correzione dell’indice si è posizionata a -34,5%: sfortunatamente questa evidenza non è stata ritenuta di rilievo assoluto nell’analisi vista la dimensione relativamente piccola del campione esaminato.

RELAZIONE CON IL CAPE


Si è passati quindi al p/e corretto per il ciclo (il cosiddetto Cape), reso famoso dal professore di finanza della Yale University (e premio Nobel) Robert Shiller. Anche in questo caso va specificato che il campione statistico non soddisfa la condizione del 95% di livello di confidenza che rende il modello statistico affidabile. Resta il fatto che in questo caso, i bear market partiti dopo un mercato azionario rialzista con Cape relativamente basso ha prodotto in passato una correzione media dell’indice di Wall Street del -26% mentre la partenza del mercato orso da un Cape elevato ha proiettato le perdite dell’azionario statunitense fino al -35,3%.

DOW JONES GIU' FINO A 16.700 PUNTI?


Dal momento che attualmente il Cape di Wall Street è estremamente alto (30,2, contro una media di 15,8 dal 1871), si potrebbe essere sollevati dal fatto che ciò non garantisce - in senso statistico - che il prossimo mercato orso possa rivelarsi tanto grave. D'altra parte, c'è una tendenza storica che dimostra come i mercati ribassisti siano inclini a correzioni più severe quando iniziano da livelli Cape più alti. A titolo di esempio, se un mercato ribassista dovesse iniziare dagli attuali livelli, l’indice Dow Jones Industrial Average potrebbe sprofondare sotto i 16.700 punti dagli attuali 25.628 punti lasciando sul terreno oltre 35 punti percentuali.
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