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Wall Street, ecco perché i guadagni saranno limitati anche con l'aumento degli utili

Su Wall Street peseranno l’irrigidimento della politica monetaria della Fed, l’appiattimento della curva dei tassi, le tensioni commerciali e le elezioni americane di mid term.

4 Luglio 2018 09:34

A gennaio, con l’indice S&P500 a 2.816 punti e con un rapporto prezzo/utili (p/e) a 21,2 gli investitori facevano la fila per acquistare le azioni a Wall Street. Oggi, con l’S&P500 intorno a 2.700 punti (quattro punti percentuali in meno rispetto al massimo di gennaio) e, soprattutto, con un p/e prospettico (cioè basato sugli utili attesi per quest’anno) di 16,9 l’equilibrio tra domanda e offerta è instabile con una lieve prevalenza di coloro che tendono a vendere rispetto a chi è disposto ad acquistare.

STIME DEGLI UTILI RIVISTE AL RIALZO


In questa apparente contraddizione si sono innestati nuovi fattori che hanno iniziato a insinuare la possibilità di un nuovo scenario meno favorevole a Wall Street. In una nota di giovedì 19 giungo, gli analisti di Goldman Sachs hanno rivisto al rialzo le loro stime sugli utili dell’indice S&P 500 per ciascuno dei prossimi tre anni, ma hanno lasciato l'obiettivo di prezzo per l'indice invariato a 2.850 punti per la fine di quest’anno e a 3.000 punti entro la fine del 2019. Gli esperti di Goldman Sachs hanno incrementato le loro previsioni sugli utili per azione (EPS) per l'S&P 500 nel 2018 da 150 a 159 dollari, e hanno portato le stime di EPS per il 2019 da 158 a 170 dollari e quelle relative al 2020 da 163 a 178 dollari. Valori in linea con il consenso degli analisti di tutte le case d’investimento censite da Factset, che posiziona i profitti 2018 dell’S&P 500 a 161 dollari nel 2018 e a 177 dollari nel 2019.

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I QUATTRO FATTORI CHE REMANO CONTRO


In tutti i casi, nonostante queste lusinghiere previsioni, nulla di tutto ciò sembra essere sufficiente per spingere le azioni di Wall Street verso nuovi massimi, in parte a causa di valutazioni già elevate e in parte a causa di quattro specifici fattori. In primis l’irrigidimento della politica monetaria della Fed che, consapevole che la crescita è robusta e l’inflazione pronta a rialzare la testa non vuole farsi trovare impreparata ed è pronta a proseguire la sua fase di rialzo dei tassi in modo ancora più incisivo di quello che solo fino a qualche settimana fa si potesse pensare. Ma tassi di interesse più alti significano oneri maggiori a carico di famiglie e aziende e quindi meno consumi e meno investimenti.

APPIATTIMENTO DELLA CURVA DEI TASSI


In secondo luogo, diretta conseguenza del primo, l'appiattimento della curva dei rendimenti dei titoli di stato USA, cioè il differenziale tra i tassi a 2 e a 10 anni. In passato ogni recessione americana è stata anticipata da una inversione della curva dei tassi: oggi siamo a meno di 40 punti base di differenza e, con i prossimi rialzi previsti dalla Fed, l’inversione sembra sempre più probabile.

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IL PESO DELLE TENSIONI COMMERCIALI


In terzo luogo, pesano le tensioni commerciali che si stanno avviando verso una china pericolosa capace, se non disinnescata, di far deragliare la crescita globale. Infine, le imminenti elezioni al congresso USA di medio termine a cui Trump guarda con interesse per poter proseguire sicuro il proprio mandato.

VINCITORI E VINTI A WALL STREET


A tutto questo va poi aggiunta la - molto probabile - decelerazione della crescita economica, un altro valido motivo per il quale i profitti delle aziende sarebbero frenati: la crescita interna lorda degli Stati Uniti dovrebbe rallentare dopo il picco al 2,9% nel 2018, mentre i margini di profitto raggiungeranno il vertice nel corso del 2019. L'ambiente creerà vincitori e vinti a Wall Street, con i titoli growth, in particolare le azioni tecnologiche, favoriti e i settori ciclici, come l'energia, i materiali di base e gli industriali, maggiormente sotto pressione.
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