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Angela Merkel

L’attacco ai curdi spinge Volkswagen alla ritirata dalla Turchia

La casa automobilistica tedesca rinvia la decisione finale sulla costruzione di uno stabilimento in Turchia. La trattativa, ormai in fase avanzata, si è arenata dopo l’attacco militare di Erdogan contro il popolo curdo

di Chiara Merico 15 Ottobre 2019 12:00

Le pressioni dell’opinione pubblica globale hanno sortito un primo effetto: Volkswagen ha deciso di posporre la decisione finale sulla costruzione di un impianto produttivo in Turchia. Lo ha fatto sapere, come rivela la Reuters, un portavoce della casa tedesca: la decisione arriva mentre a livello internazionale sta montando sempre più l’indignazione per le operazioni militari avviate da Ankara contro i curdi siriani.

STOP ALL’EXPORT DI ARMI


Domenica scorsa la cancelliera Angela Merkel aveva fatto sapere di aver chiesto al presidente turco Erdogan di interrompere l’offensiva, per il rischio di creare una crisi umanitaria. Lunedì le nazioni dell’Unione europea – Germania inclusa - hanno deciso di comune accordo di limitare l’export di armi verso la Turchia, mentre il presidente Usa Donald Trump ha annunciato l’imposizione di sanzioni contro Ankara.

NEGOZIATI INTERROTTI ALLA FINE


In questo clima, procedere con la costruzione dell’impianto avrebbe potuto avere serie ripercussioni sulla reputazione di Volkswagen. “Stiamo monitorando con attenzione la situazione e guardiamo con preoccupazione agli sviluppi”, ha fatto sapere il portavoce. Solo pochi giorni fa, a inizio ottobre, la casa di Wolfsburg aveva aperto una filiale nella provincia turca di Manisa, spiegando di essere nelle fasi finali dei negoziati per l’avvio del nuovo stabilimento.

VIA ALLA PRODUZIONE NEL 2022?


L’impianto, secondo la stampa specializzata, avrebbe dovuto iniziare a funzionare nel 2022 e avrebbe prodotto la nuova generazione della Passat e della Skoda Superb, con una capacità produttiva annua massima di 300mila veicoli. Secondo un documento interno citato da Automotive News Europe, la scelta di VW era caduta sulla Turchia per le “positive condizioni macroeconomiche” di un Paese con una popolazione di 80 milioni di persone, grande più o meno come la Germania, con la quale la Turchia ha sempre avuto un rapporto molto stretto.

LE ALTERNATIVE


Un altro punto a favore della Turchia è la sua posizione privilegiata tra i mercati emergenti: in alternativa Volkswagen aveva considerato alcuni siti in Bulgaria, Serbia, Romania e Nordafrica per il nuovo stabilimento.

UN INVESTIMENTO MILIARDARIO


Come ha rivelato Automotive News Europe, lo stato del Qatar, che possiede una quota del 17% in VW, avrebbe spinto per la costruzione della fabbrica in Turchia, preferendola alla Bulgaria. Ora però la guerra ha cambiato le carte in tavola, e il governo di Ankara rischia di farsi sfuggire un investimento da 1,4 miliardi di euro e la possibilità di creare quattromila nuovi posti di lavoro.
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