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Urso (FdI) a Financialounge.com: spread, ora l'Italia penalizzata anche nel calcolo

Il differenziale tra i Btp e Bund vira verso i 180 punti base, anche per un motivo tecnico. Per il senatore di Fratelli d’Italia, ex Ministro delegato al Commercio Estero è finita la luna di miele tra governo e mercati finanziari

di Redazione 18 Novembre 2019 10:36
financialounge -  adolfo urso BTP Morning News spread

Continua a galoppare lo spread. La soglia dei 180 punti è vicina e il differenziale tra i nostri Btp e i Bund tedeschi torna a far paura. E non c’è in ballo solo la fiducia degli investitori. C’è anche un motivo tecnico che “falsa” a favore della Germania il peso dei rendimenti. Infatti dal 7 ottobre è cambiato il Btp utilizzato come benchmark per calcolare lo spread. Se, fino ad allora, è stato utilizzato il Btp cedola 3% scadenza 1 agosto 2029, da un mese a questa parte la maggior parte delle piattaforme finanziarie ha aggiornato il benchmark al nuovo Btp cedola 1,35% scadenza 1 agosto 2030. E quindi? Questo sistema di calcolo è sfasato temporalmente e penalizza l’Italia appesantendo lo spread di circa 10 punti base. In sostanza quello che si sta facendo è mettere a confronto un nostro titolo di quasi 11 anni con uno tedesco che invece ne ha 10 di anni. Quisquilie? Non esattamente visto che il titolo con scadenza più lunga tende – come il nostro Btp - a pagare tassi un po’ più alti, al di là del rischio. Una distorsione nel calcolo che resterà tale fino a quando - e al momento non è dato sapersi - verrà utilizzato un nuovo Bund decennale come benchmark.

SPREAD, URSO (FDI): LUNA DI MIELE FINITA, ITALIA PENALIZZATA RISPETTO A GERMANIA


“L’aumento dello spread dovuto anche a fattori tecnici che si aggiungono a quelli politici è comunque il segnale che la “luna di miele” di questo governo sia finita anche in Europa, persino nel rapporto con la Germania – spiega a FinanciaLounge.com il senatore di Fratelli d’Italia, Adolfo Urso responsabile per l’impresa del partito di Giorgia Meloni - La legge di manovra è apparsa carente, meramente contabile, soprattutto è esploso il caso Ilva che ha evidenziato la mancanza di cultura industriale del nuovo esecutivo. Berlino non concede sconti neppure a chi si mostra prone ai suoi desideri”.

NEL CONFRONTO CON BERLINO, ROMA PAGA DAZIO PER TRE VOLTE


Rispetto alla Germania l’Italia paga tre volte – ammonisce Urso - per il differenziale di spread, per il surplus commerciale che ormai ha superato l’8% del Pil, ma anche per le reazioni degli Stati Uniti rivolte contro il colosso tedesco, motivate appunto proprio dal surplus commerciale ma anche dalle sovvenzioni illegali alle aziende come dimostra il caso Airbus. Insomma, una volta si sarebbe detto “cornuti e mazziati”.

LEGGE DI BILANCIO COSTRUITA SU ENTRATE INFONDATE, SARA’ NECESSARIA MANOVRA AGGIUNTIVA


Ma non basta, sono anche i calcoli fatti dell’esecutivo e in particolare dal Ministro dell’Economia Roberto Gualtieri (“nel 2020 ci saranno risparmi sugli interessi per circa 7 miliardi di euro”) a non convincere l’esponente di Fratelli d’Italia: “Lo spread che cresce è solo la punta dell’Iceberg – spiega - La manovra è costruita su entrate del tutto infondate: sovrastimate sia le tasse, come quella sulla plastica, sia le privatizzazioni del tutto irreali, sia il recupero dalla evasione fiscale. Essa è fatta per metà da più deficit e per metà da voci in gran parte sovrastimate che renderanno obbligatoria una manovra aggiuntiva in primavera, se a ciò si aggiunge l’intervento per evitare la chiusura del’Ilva e l’aumento dello spread, l’iceberg schianterà la nave Italia”.

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ANCHE SUI DEPOSITI BANCARI BERLINO PRENDE IN GIRO L’ITALIA


Ma a pesare sullo spread è poi un’altra vicenda: l’apertura da parte della Germania alla garanzia europea sui depositi bancari. La notizia è positiva per l’Italia, perché una garanzia comunitaria sui depositi sotto i 100mila euro ridurrebbe il rischio di fuga di denaro dai conti correnti in caso di crisi bancaria. Solo che Berlino propone una contropartita a questa concessione. Chiede che le banche riducano i titoli di Stato nazionali nei loro bilanci. Ecco perché una notizia positiva è diventata negativa per lo spread: perché le banche italiane – che hanno in pancia titoli per 400 miliardi di euro – ne dovrebbero vendere un bel po’. “Si certo – conclude il senatore di Fratelli d’Italia - questa è la spada di Damocle. Se le banche non fossero messe nelle condizioni di ricomprare i titoli in scadenza o peggio fossero costrette a liberarsene sarebbe per noi esiziale. Aggiungo che una parte significativa dei titoli di Stato è detenuta da banche che non sono più di proprietà e management italiano”.
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