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Turismo, come capitalizzare le risorse naturali e storiche dell’Italia

I monumenti storici, il mare, i laghi e le montagne (le risorse naturali e storiche dell’Italia) dovrebbero essere valorizzati di più da un sistema Paese più efficiente.

21 Ottobre 2016 08:54
financialounge -  GAM italia Jian Shi Cortesi turismo

In base ai dati della Unwto (United Nations World Tourism Organization), il turismo internazionale nel 2015 è cresciuto del 4,4%: per quest’anno le stime indicano una ulteriore crescita del 3,6%.

Tenendo conto che il fatturato complessivo in tutto il mondo, compresi i trasporti, si posiziona a 1.400 miliardi di dollari all’anno (preceduto soltanto dai combustibili e dalla chimica, e davanti all’alimentare e al settore auto), si tratta di oltre 50 miliardi in più ogni anno: basterebbe che l’Italia riuscisse ad intercettare solo una quota di questo flusso per garantirsi una crescita strutturale annua del PIL tra lo 0,2% e lo 0,3% in più.

Per esempio, durante la Golden Week in Cina (i sette giorni di festività nazionale in ottobre) è stato registrato un record nel turismo in uscita, con una stima di 6 milioni di cinesi che hanno viaggiato al di fuori del Paese. Si tratta, come spiega Jian Shi Cortesi, gestore del fondo [tooltip-fondi codice_isin="LU0982189804"]Julius Baer Multistock China Evolution Fund[/tooltip-fondi] di GAM, non soltanto di un effetto della semplificazione del processo di richiesta dei visti adottato da diversi paesi per attrarre i turisti cinesi, quanto piuttosto del più importante fenomeno che vede i consumatori cinesi alla ricerca di un maggiore divertimento: e il turismo oltre frontiera rappresenta, anche in prospettiva, una delle forme di divertimento più ricercate.

Tornando all’Italia, nel 2015, l’ultimo annuo del quale sono disponibili i dati ufficiali, il nostro paese si è confermato al quinto posto in base agli arrivi internazionali con 50,7 milioni di visitatori: davanti a noi, la Francia (84,5 milioni), gli Stati Uniti (77,5), la Spagna (68,2) e la Cina (56,9). Per giro d’affari, però, siamo solo settimi preceduti pure da Gran Bretagna e Tailandia.

Eppure l’Italia vanta peculiarità uniche al mondo che potrebbero fare del turismo il proprio volano per spingere al massimo la promozione delle proprie risorse naturali e storiche. Basti pensare, per esempio, che l’Unesco ha finora riconosciuto un totale di 1031 siti (802 culturali, 197 naturali e 32 misti) Patrimonio Mondiale (considerati cioè di valore universale) presenti in 163 Paesi del mondo e l'Italia è la nazione che detiene il maggior numero di questi siti (51). Inoltre le montagne, i laghi, il mare e le spiagge, offrono una varietà di opzioni per i turisti di tutte le categorie: da quelli con minori disponibilità di spesa a quella extra lusso.

Inoltre, negli ultimi anni, grazie anche all’enorme successo di Expo 2015, l’Italia si è ritagliata un ruolo di primo piano anche nell’eccellenza alimentare. Ma allora come mai non riusciamo a spingere le risorse naturali e storiche dell’Italia? Ci sono diverse ragioni. Innanzitutto non riusciamo a fare gioco di squadra. Nel turismo, come e più che negli altri settori nevralgici dell’economia, serve un sistema Paese che funziona alla perfezione.

Infrastrutture, trasporti, maggiore flessibilità sindacale per i lavoratori, costi competitivi in funzione dei servizi offerti, tassazione agevolata per gli operatori del settore, incentivi a fare investimenti (soprattutto, ma non solo, al Sud), promozione, utilizzo delle più moderne tecniche digitali di marketing: tutto deve muoversi in sinergia lungo un piano di programmazione che dovrebbe essere di durata almeno decennale con obiettivi precisi da controllare e rivedere (possibilmente al rialzo) anno dopo anno.
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