Turchia alza i tassi per difendersi dalla speculazione

Dopo l’India, il Brasile e l’Indonesia, anche la Turchia usa la carta del rialzo dei tassi per sostenere il corso della propria valuta.

La lira turca, infatti, ha perso fino al 9% dopo che la Fed lo scorso giugno aveva fatto capire ai mercati che il QE (quantitative easing) avrebbe potuto cominciare e rallentare a partire dal prossimo autunno.
Per tentare di arginare la caduta, le autorità turche hanno venduto riserve in valuta estera per circa 6,6 miliardi di dollari senza tuttavia ottenere risultati concreti.
La banca centrale di Ankara, la Tcmb, ha quindi adottato la decisione di alzare il tasso overnight dal 6,5% al 7,25%, lasciando però inalterati gli altri saggi di interesse: al 4,5% quello ufficiale di sconto e al 3,50% quello applicato ai prestiti alle banche.

Secondo gli specialisti sui cambi, però, la misura difficilmente riuscirà a frenare l’erosione dell’appeal internazionale della lira turca percepita come valuta speculativa e debole. Anche perché, si fa notare, la Turchia in questa fase soffre soprattutto dell’altro deficit corrente, un problema in comune con il Sudafrica, l’India e il Brasile.