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Titoli italiani del settore moda, l’analisi di Seven Capital Partners

Perdita percentuale più contenuta per i titoli a maggiore capitalizzazione, in parte protetti da una migliore rete di vendita online

di Redazione 14 Aprile 2020 15:56
financialounge -  azioni coronavirus moda Piazza Affari Seven Capital Partners

Alla luce del profondo movimento del mercato azionario che ha visto anche crolli e recuperi intraday di dimensioni storiche, la società italiana di advisory finanziaria Seven Capital Partners ha sviluppato un’analisi di un panel selezionato di titoli di aziende del settore moda quotati alla Borsa di Milano. L’analisi ha preso in considerazione l’andamento nel periodo dal 19 febbraio 2020 (valore del FTSE All-Share 27.675) identificato come l’ultimo giorno prima dell’inizio del calo del listino milanese, al 9 aprile 2020.


MENO PERDITE PER I TITOLI A MAGGIORE CAPITALIZZAZIONE


Nel panel analizzato si evidenzia che i titoli a maggiore capitalizzazione non solo hanno mediamente perso meno (-22,88%) rispetto ai titoli a minor capitalizzazione (-34,53%), ma hanno anche sovra performato tutti gli indici aggregati, che hanno visto il FTSE MIB essere il più penalizzato (-30,83%), mentre il FTSE Small-Cap (-25,67%) è l’indice che si è difeso meglio. L’apparente contraddizione di queste prime evidenze, possono essere spiegate dal peso che i comparti oil e financial services (entrambi particolarmente penalizzati) hanno sull’indice principale rispetto all’aggregato delle small cap. Con riguardo al comparto moda, l’andamento è spiegato da un fattore tecnico che enfatizza nelle fasi di elevata volatilità la propensione dei grandi investitori a preferire i titoli a maggiore capitalizzazione, lasciando intravedere la possibilità per i titoli più piccoli un pur modesto recupero anche nel breve periodo.


BRAND PIÙ AFFERMATI


A livello di analisi strategica, Seven Capital Partners evidenza che le aziende più grandi sono quelle che hanno i brand più affermati: considerando che lo shopping on-line sarà uno dei megatrend che uscirà rafforzato nella after-Covid19-economy, i brand rappresentano per le aziende del settore moda il fattore strategico di successo alla luce della capacità di imporsi nel “mare magnum” della rete. Non a caso, il titolo peggiore del panel (-57,17% nel periodo di osservazione) è quello per il quale la distribuzione fisica rappresenta un asse portante della strategia.


MARGINI DI RECUPERO


Un altro interessante output dell’analisi è che i titoli a maggiore capitalizzazione hanno ritracciato dai propri massimi del 2019-2020 molto di più (indice 2,26) di quanto non abbiano fatto i titoli più piccoli (indice 1,76) con tale differenza che si polarizza se si confrontano i 3 a maggiore capitalizzazione (indice 2,35) con i tre a minore (indice 1,62). Pur tenuto conto che al 19 febbraio i titoli a minore capitalizzazione erano più lontani dai propri massimi di quanto non fossero quelli più grandi, parrebbe in qualche modo esistere un margine di recupero più importante per i titoli maggiori, che può quantificarsi in circa l’8%.


EFFETTO “FUGA DALL’EQUITY”


Seven Capital tuttavia mette in guardia da facili conclusioni: le variazioni così violente dei titoli in questo periodo rappresentano la consueta reazione degli investitori finanziari di fronte all’incertezza che porta prima alla fuga dall’equity “a prescindere” e poi ad un ritorno (quasi) altrettanto emotivo. Il tema di fondo nel valutare le aziende del settore, e dunque i titoli che le rappresentano, è la difficoltà di stimare l’impatto del comportamento dei consumatori che si trovano smarriti di fronte ad uno scenario non solo nuovo, ma mai ipotizzato.


NUOVE ESPERIENZE DI SHOPPING


Da questo punto di vista, le aziende di successo saranno quelle che sapranno rassicurare il consumatore e portarlo verso modelli di acquisto più adeguati al contesto: certamente i brand affermati e l’esperienza di acquisto virtuale giocheranno ruoli fondamentali, ma anche nuovi modelli di esperienza di shopping reale e capacità di creare/ri-posizionare brand allineandoli a nuove sensibilità, anche attraverso la certificazione della catena del valore (la blockchain potrebbe finalmente vedere spiegate tutte le proprie potenzialità), sapranno certamente essere carte vincenti. Creatività e nuove dimensioni della concorrenza: gli imprenditori italiani sono da sempre tra i migliori al mondo nel dominare queste variabili. Può darsi che “at the end of the day” ci accorgeremo che le cose non solo saranno andate bene, ma addirittura meglio.
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