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Risparmio, “Rilanciamo i Pir”: la strategia 5 Stelle svelata a Financialounge.com

Intervista a Cristiano Anastasi, senatore 5 Stelle primo firmatario dell’emendamento per il rilancio dei Piani individuali di risparmio che punta sulla destinazione di solo il 5% alle Pmi

di Redazione 22 Novembre 2019 17:02
financialounge -  cristiano anastasi PIR risparmio

Un altro trimestre negativo per i PIR, il terzo consecutivo da inizio anno con la raccolta che segna – come ha ricordato Assogestioni - un deflusso d’investimenti pari a -717 milioni e con Il patrimonio promosso dai 69 fondi Pir che ammonta ad oggi a poco più di 18,5 miliardi. In pratica la raccolta si è fermata da quando il precedente governo M5s-Lega aveva introdotto delle modifiche prevedendo che le agevolazioni fiscali siano collegate a una quota d’investimenti dedicati a start-up e pmi innovative con l’obbligo per i fondi comuni di nuova costituzione di investire il 3,5% della raccolta in pmi, che possono essere quotate oppure non quotate, e in venture capital. Ma tutto questo invece di facilitare lo strumento lo ha praticamente bloccato. Adesso è il M5s a voler cambiare marcia e FinanciaLounge.com ha intervistato il senatore Cristiano Anastasi primo firmatario di una serie di emendamenti che vogliono rilanciare i PIR come strumento d’investimento.


Perché ha presentato questi emendamenti ai PIR?


"Perché i Piani individuali di risparmio sono uno strumento di finanziamento delle imprese molto innovativo ma ancora molto giovane. Il decreto attuativo del 30 aprile 2019 prevede esplicitamente che, dopo sei mesi, il governo valuti gli effetti della norma sulla raccolta dei PIR. Un tagliando ampiamente atteso dunque, per renderli sempre più utili alle imprese, soprattutto quelle piccole. Inoltre il mercato finanziario sta proponendo nuove forme di aggregazione di investimenti come l'ATfund ed il MIV che ampliano la platea di appetibilità e daranno impulso alla raccolta dei PIR".


Come si può rilanciare questa forma di investimento che fino allo scorso anno aveva attratto molti italiani?


"L' emendamento proposto va in questa direzione. Credo meno nella leva fiscale che è già molto agevolata, anche se è una ipotesi che piace ad alcuni. Semmai bisognerebbe riflettere sui costi di intermediazione che appaiono alti rispetto ai rendimenti attesi ed al relativo profilo di rischio. Oggi in Italia abbiamo un sistema di finanziamenti alle imprese che è ancora troppo 'bancocentrico' e dobbiamo puntare assolutamente a diversificare le fonti di finanziamento. I Pir sono un'ottima opportunità, vanno solo tarati meglio".


Sono state un errore le norme che avevate inserito con la Lega nella scorsa Manovra economica che di fatto hanno bloccato la raccolta?


"Sono state un test, l'obiettivo era comunque quello di favorire le pmi, soprattutto quelle innovative. A questo rispondevano i due vincoli di destinazione degli investimenti nei Pir: il 3,5% in società quotate sull'Aim, ovvero il mercato di Borsa italiana dedicato alle pmi, e il 3,5% in venture capital, per sostenere startup innovative ad alto potenziale di sviluppo. Abbiamo però riscontrato che questo combinato disposto non ha convinto gli investitori. Per questo, sia alla Camera nell'ambito del decreto fiscale, sia al Senato nell'ambito della Manovra, stiamo discutendo di un sistema più fluido, fissando in un semplice 5% la quota di investimenti in Pir da destinare in società di media e piccola capitalizzazione".


Il M5S cosa si propone per rilanciare il risparmio gestito?


"Partiamo da un presupposto. L'Italia ha un solido risparmio, che va protetto con il massimo scrupolo. Il rilancio passa innanzitutto dalla trasparenza di gestione dei soldi, se la gente capisce cosa sta comprando e in cosa investe sarà più invogliata a scegliere il risparmio gestito. Però è anche vero che ci sono troppe risorse ferme, che potrebbero essere immesse nell'economia, ma occorre che ci sia consapevolezza del rischio, che vi siano meno intermediari possibili, quindi meno spese e commissioni e che siano facilmente gestibili dagli investitori, in particolare i fondi aperti. Poi occorre ampliare la platea di investimenti, come i già citati ATfund ed il MIV, ma in passato si era pensato anche a PIR infrastrutture, e favorire la consulenza alle PMI che intendono finanziarsi attraverso il mercato azionario secondario".
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