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Rischi e opportunità ad alta velocità

14 Dicembre 2012 08:00
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Il trading ad alta frequenza (high frequency trading) viene considerata la frontiera più avanzata nel segmento delle negoziazioni automatiche di Borsa. In pratica, consiste in sistemi informatici automatizzati che elaborano milioni di dati al fine di fornire numerosi e rapidi segnali di acquisto e vendita su diversi strumenti finanziari: dalle azioni ai bond, dai derivati ai cambi, dalle commodity ai tassi di interesse.

La loro peculiarità, però, è che tali sistemi sono in grado di eseguire migliaia di operazioni al giorno su diversi mercati e piattaforme finanziarie a differenza dei trader tradizionali intradey che si limitano a qualche decina di operazioni. Proprio per questa loro caratteristica il peso delle società specializzate in high frequency trading sugli scambi di mercato è in forte ascesa.

Nell’ambito dei future, per esempio, sono passati da una quota del 10% del 2004 al 28% di quest’anno e si stima che raggiungeranno il 40% entro il 2015. Nel mercato azionario, la loro quota di mercato ha ormai raggiunto i due terzi del totale (circa 65% delle transazioni) mentre nell’ambito delle opzioni si è al 30% e al 16% in quello valutario: sotto il 10%, invece, lo share market del reddito fisso.

L’high frequency trading è un fenomeno soprattutto americano, dove, in media ha già superato il 50% delle transazioni di mercato: in Europa il loro share market non ha ancora raggiunto il 30% e in Asia è intorno al 15%. Si tratta in ogni caso di un fenomeno che sta dividendo gli operatori. Chi difende l’high frequency trading assicura che contribuisce a migliorare la liquidità dei listini e permette a tutti gli operatori finanziari di disporre del miglior prezzo di mercato in ogni momento.

I detrattori, al contrario, sottolineano che solo i più grandi operatori del mercato, capaci di dotarsi delle strutture informatiche necessarie per l’high frequency trading, possono beneficiare delle migliori tariffe a discapito degli altri investitori.

Inoltre, l’high frequency trading è stato accusato spesso di turbare i trend di mercato amplificando una tendenza di mercato fino a generare o la corsa alla vendita (panic selling) o quella all’acquisto (panic buying).
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