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Riduzione del bilancio della Fed: implicazioni per azioni, volatilità e obbligazioni

Nei prossimi 12 mesi, il bilancio della Fed dovrebbe diminuire di circa 300 miliardi di dollari: ecco cosa potrebbe succedere ad azioni, bond e volatilità.

29 Settembre 2017 10:02
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Da più parti si sente ripetere che la volatilità dei mercati rimane su livelli bassi anomali. Prendiamo il VIX (il volatility index che, registrando le oscillazioni del prezzo delle opzioni dell’indice S&P500, misura la volatilità attesa di Wall Street): dal 1993 a oggi la media a 12 mesi si è attestata a quota 20, mentre la media degli ultimi 12 mesi è a 12,4.

Secondo gli addetti ai lavori, benché una bassa volatilità possa costituire una fonte di preoccupazione, ci sono alcuni fondamentali macro economici che la giustificano: la bassa crescita del PIL e della volatilità dell'inflazione, i limitati tassi di default, e il contenuto tasso reale (cioè al netto dell’inflazione) della Fed.

Proprio quest'ultimo parametro, però, potrebbe alimentare almeno un modesto incremento della volatilità.

Nella conferenza stampa dell’ultimo meeting della Fed, Janet Yellen ha espresso la speranza che la riduzione della dimensione del bilancio della Fed sia "come guardare asciugare la vernice secca", come a dire che sarà un fenomeno fisiologico e piuttosto indolore per il mercato.

Secondo gli esperti di Credit Suisse, dal momento che gli acquisti di obbligazioni sul mercato attualmente in corso da parte sia della Bank of Japan (BoJ) che della BCE proseguiranno, i bilanci complessivi delle banche centrali globali non dovrebbero registrare una contrazione fino al 4° trimestre del 2018.

Nei prossimi 12 mesi, il bilancio della Fed dovrebbe diminuire di circa 300 miliardi di dollari rispetto agli 11 mila miliardi dei bilanci delle banche centrali del G4 dal 2009 a oggi.

“Le condizioni finanziarie rimangono molto accomodanti e l'aumento dei rendimenti che accompagnerà la normalizzazione del bilancio della Fed non dovrebbe essere sufficiente ad alterare in modo significativo il quadro della situazione. La crescita globale della liquidità in eccesso (dato dalla massa monetaria M1 meno il PIL nominale) deve ancora segnalare una contrazione multipla” spiegano i professionisti di Credit Suisse.

Oltre a questo, molti dei fondamentali che sostengono il mercato azionario restano validi. La minaccia principale, a cui guardano invece gli esperti di Credit Suisse, non è la riduzione del bilancio quanto piuttosto se il Federal Open Market Committee (FOMC, l’organismo della Federal Reserve responsabile delle operazioni di mercato aperto negli Stati Uniti e dei tassi) modifichi l'approccio teso attualmente ad ignorare l'inflazione bassa e a concentrarsi, invece, sui prezzi delle asset class finanziarie che hanno raggiunto valutazioni "elevate".

Altri rischi sono la crescita degli stipendi statunitensi, un allargamento degli spread del credito o un rallentamento più marcato della crescita cinese.
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