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Prove di resilienza a Wall Street, ma ora rischio petrolio

Wall Street riesce a chiudere la settimana con il segno più, Shanghai è in quasi pareggio da inizio anno, Europa respinta violentemente indietro. I tentativi di recupero ora alla prova del crollo del petrolio

di Stefano Caratelli 9 Marzo 2020 10:15

Avevamo avvertito che il possibile recupero delle Borse non avrebbe potuto avere la stessa velocità della discesa dell’ultima settimana di febbraio. Così è stato finora, ma Wall Street sta comunque dando prova di resilienza, anche se a corrente alternata, e limita all’8% le perdite da inizio anno andando a chiudere l’ultima settimana in territorio positivo con tutti i tre gli indici. Ma il crollo del petrolio che ha aperto la nuova settimana irrompe sulla scena e sarà il nuovo test per il mercato. La Borsa di Shanghai, che aveva le perdite da inizio anno, ha contenuto il ribasso da shock petrolifero meglio di Tokyo. L’Europa, insieme al Giappone, finora ha sofferto più degli altri. L’indice STOXX 600, equivalente europeo dello S&P 500, in meno di un mese è passato da un massimo di 52 settimane ai minimi di 52 settimane. Un fatto allarmante per l’indice di un intero continente. L’S&P 500 americano, pur avendo perso temporaneamente quella quota 3.000 che aveva violato per la prima volta a luglio, è ancora 250 punti lontano dal suo minimo di 52 settimane. Incredibilmente, all’estremo opposto dell’azionario europeo troviamo quello cinese, con l’indice CSI 300 che invece viaggia proprio a ridosso dei massimi di 52 settimane.

[caption id="attachment_154682" align="alignnone" width="482"]Borse a confronto da inizio anno: Europa e Giappone maglie nere (Fonte: Wsj) Borse a confronto da inizio anno: Europa e Giappone maglie nere (Fonte: Wsj)[/caption]

UNA CORREZIONE DIVERSA SOLO NELLA VELOCITÀ DALLE ALTRE DEL MERCATO TORO CHE CORRE DA 11 ANNI


Rispetto ad altre correzioni intervenute nel mercato Toro che corre da 11 anni non ci sono scostamenti se non per il fattore velocità. La differenza vera è però la visibilità e la lettura della situazione. I fondamentali americani restano solidi, come mostra il dato oltre le attese dell’occupazione USA uscito venerdì 6 marzo, ma aiutano poco, perché fotografano il passato, anche se molto recente. I mercati invece cercano di anticipare, ma mandano segnali contrastanti. L’azionario cinese manda il segnala che la tempesta è passata, nonostante escano dati pessimi, come quelli sulla produzione e le esportazioni. Wall Street manda il segnale che ci sono mani forti pronte a comprare e che la speculazione ribassista non affonda ma è pronta a ricoprirsi a brevissimo. L’Europa sembra prezzare lo scenario peggiore: a differenza della Fed, la Bce resta a guardare, la commissione guidata da Ursula von der Leyen continua a puntare tutto sul Green Deal ma non ha un piano per fronteggiare le nuove emergenze in modo univoco e concertato, dal virus ai migranti fino alla Brexit che sta tornando a ingarbugliarsi, mentre i governi dei paesi dell’Unione si muovono in ordine sparso e contraddittorio. La percezione, più che l’analisi guidata dai fatti, sembra al comando.

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GLI INVESTITORI ISTITUZIONALI ACCUMULANO, LA SPECULAZIONE FA LE SUE INCURSIONI E TRA GLI ALTRI SI RAFFORZA IL FRONTE DELLA RESILIENZA


Il risultato è una platea di investitori divisa in tre fazioni: gli istituzionali, che guardano al lungo periodo e colgono l’occasione per accumulare a prezzi scontati, la speculazione che fa il suo mestiere e cerca di cogliere occasioni di guadagno con incursioni a breve e brevissimo, più ancora che sull’azionario sul mercato dei bond governativi, americani in particolare, e infine gli investitori individuali, non necessariamente piccoli o piccolissimi, che sono profondamente divisi. Dati puntuali sul sentiment di questi ultimi sono disponibili solo per l’America, e mostrano Tori in forte crescita, ma poco sopra la media storica del 38%, gli Orsi più numerosi e in lieve crescita, e i Neutrali ai minimi e in forte calo, come si vede nella tabella qui sotto. La conclusione che si può trarre è che il fronte della resilienza si rafforza e consolida, almeno a Wall Street.

[caption id="attachment_154684" align="alignnone" width="451"]Investitori americani divisi tra orsi e tori (Fonte: American Association of Individual Investors, rilevazione del 4 marzo 2020) Investitori americani divisi tra orsi e tori (Fonte: American Association of Individual Investors, rilevazione del 4 marzo 2020)[/caption]

BOTTOM LINE


Chi ha venduto Cina sui minimi spaventato dal virus non ha fatto un grande affare. Lo stesso sembra potersi dire con molte cautele per Wall Street. L’Europa delle Borse invece non si capisce se abbia toccato il fondo. Si può però notare che già prima della crisi da virus i prezzi erano a sconto, e ora sembrano decisamente da saldi. Finora anche questa correzione non sembra diversa, se non per la velocità, delle 4-5 che si sono succedute in questi ultimi 11 anni di Toro. E chi ne ha approfittato per comprare non si è certamente pentito.

 
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