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Federal Reserve

Un Powell tentennante che non piace al mercato

Il capo della Fed delude, non prende posizione sulla fase del ciclo e parla di inflazione debole per cause temporanee. E i prezzi degli asset continuano a muoversi in modo anomalo, azioni giù con i T-bond

di Redazione 2 Maggio 2019 09:23
financialounge -  Federal Reserve inflazione Jerome Powell https://www.flickr.com/photos/federalreserve/46835032445/

Quello che i mercati si aspettano da una banca centrale è la capacità di ‘leggere’ in che direzione sta andando l’economia, soprattutto in un momento come questo, con i prezzi degli asset e il livello degli indici che mandano segnali contrastanti. Il capo della Fed Jerome Powell ha deluso questa aspettativa, si è tenuto sul vago affermando di non vedere motivi importanti per muovere i tassi in una o un’altra direzione nel prossimo futuro. Il mercato si sta interrogando su quale fase il ciclo economico stia attraversando, una maturità che può proseguire a lungo in ottima salute? Oppure la prossimità dell’esaurirsi della spinta della ripresa che richiederebbe qualche ricostituente? L’altro grande interrogativo riguarda l’inflazione. È uscita di scena e può solo restare depressa e sotto il target della Fed, oppure potrebbe rialzare la testa? Anche a questa domanda Powell ha risposto in modo inadeguato, parlando di inflazione tenuta bassa e sotto il target da fattori temporanei.

IL MOVIMENTO ANOMALO DI AZIONI E T-BOND


Una banca centrale che non sa o non vuole prendere per mano il mercato e accompagnarlo verso la sua prossima possibile mossa di politica monetaria non piace agli investitori, che infatti hanno reagito scendendo man mano che Powell parlava nel primo pomeriggio americano del primo maggio a conclusione della riunione del Fomc. È sceso l’azionario a Wall Street, ma sono scesi anche i prezzi dei T-bond, soprattutto sulla scadenza a 2 anni, proseguendo quel movimento anomalo, segnalato più volte su FinanciaLounge, che vede da inizio anno le due categorie di asset muoversi nella stessa direzione, mentre normalmente dovrebbe essere l’opposto. Un ulteriore problema viene dal fatto che Jay Powell è reduce dalla improvvisa e del tutto inconsueta, per un banchiere centrale, inversione a U effettuata tra fine 2018 e inizio 2019, quando è passato da un’impostazione decisamente restrittiva al suo contrario.

Allineamenti anomali dei mercati: timori recessione, ma Usa e Cina vanno


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SENZA DIREZIONE DOPO L’INVERSIONE A ‘U’


Fino a prima di Natale 2018 la Fed puntava dichiaratamente ad alzare i tassi 2-3 volte nel 2019 per raggiungere la normalità monetaria, vale a dire un tasso di interesse reale positivo ben distanziato al rialzo dall’inflazione. Dopo la conversione a colomba, con il tasso dei Fed Fund al 2,25-2,50% siamo in territorio positivo in termini reali, ma al di sotto del punto percentuale. Vuol dire che secondo Powell l’inflazione è destinata a restare estremamente bassa e che quindi il livello di normalità è al di sotto di quello che si poteva prevedere quattro mesi fa? L’affermazione secondo cui i fattori che tengono l’inflazione bassa sono temporanei sembra contraddire quest’ipotesi. Ma Powell non ne ha tratto le conseguenze, che avrebbero dovuto essere: non appena l’inflazione risalirà riprenderemo il cammino verso la normalità monetaria.


BOTTOM LINE


Un banchiere centrale che in una fase così difficile da leggere del ciclo economico e dei mercati dà un colpo al cerchio e uno alla botte e non si sbilancia per non sbagliare non è esattamente quello di cui ci sarebbe bisogno. La navigazione a vista prosegue.
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