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Petrolio, Russia e Arabia Saudita d’accordo sul prolungamento dei tagli

Da Putin il via libera all'estensione dei tagli alla produzione del petrolio: intesa da ridiscutere nella riunione che terminerà domani

di Redazione 1 Luglio 2019 15:07
financialounge -  Arabia Saudita OPEC petrolio Russia Vladimir Putin

Il presidente russo Vladimir Putin al summit dei leader del G-20 ad Osaka in Giappone ha annunciato che la Russia e l'Arabia Saudita hanno concordato di estendere l'accordo sui tagli della produzione petrolifera dell'OPEC per altri sei-nove mesi. Oggi e domani, è in programma la riunione del gruppo dei paesi OPEC (l’organizzazione dei paesi petroliferi) più la Russia e altri produttori per rinegoziare il patto che scade il 30 giugno.

OPEC +


Nel 2016, l'Arabia Saudita e la Russia hanno concordato di voler gestire in modo congiunto la produzione globale di petrolio per sostenere i prezzi in un raggruppamento di paesi petroliferi che è stato poi battezzato ‘coalizione OPEC +’: l'attuale accordo prevedeva tagli alla produzione di 1,2 milioni di barili al giorno. L'Arabia Saudita e la Russia hanno recentemente esercitato pressioni su altri paesi ‘OPEC +’ per riprogrammare la loro riunione di Vienna, spostandola di alcuni giorni in modo che i ministri del petrolio si riunissero subito dopo l’incontro tra Putin e il principe ereditario saudita, invece che il 28 -29 giugno.

RUSSIA E ARABIA SAUDITA SOLIDALI


"Sia noi che l’Arabia Saudita supporteremo l'estensione di tali tagli" ha precisato Putin in una conferenza stampa a Osaka, secondo quanto riferito da Reuters. "Per quanto riguarda la durata dell'estensione, dobbiamo ancora decidere se saranno sei o nove mesi ma sono fiducioso che possano essere nove", ha detto Putin, che ha incontrato il principe ereditario a margine del vertice del G-20 di Osaka, in Giappone.

DOMANDA DI PETROLIO DEBOLE NEL 2020


L'annuncio è il primo fatto da un leader del gruppo ‘OPEC +’ che conferma, di fatto, quanto siano necessarie limitazioni nell’estrazione di greggio fino al 2020. Questo è peraltro in linea con le deboli prospettive per la domanda di petrolio del prossimo anno a causa di una combinazione negativa dovuta sia al rallentamento della crescita economica globale e sia all’aumento della produzione di petrolio di scisto negli Stati Uniti.

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DAL 2017 110 MILIARDI DI DOLLARI IN PIU’ IN RUSSIA


Kirill Dmitriev, l'amministratore delegato del Russian Direct Investment Fund che ha contribuito alla progettazione dell'accorso OPEC-Russia, ha rivelato che il patto in vigore dal 2017 ha già incrementato le entrate del bilancio russo di oltre 7.000 miliardi di rubli, cioè circa 110 miliardi di dollari. "La partnership strategica all'interno di ‘OPEC +’ ha portato alla stabilizzazione dei mercati petroliferi, sostenendo allo stesso tempo la crescita economica globale ", ha affermato Kirill Dmitriev sabato dopo i colloqui.

DAL 2016, IL BRENT OSCILLA TRA 45 E 85 DOLLARI


L'accordo Russia-Arabia Saudita ha seguito un accordo fatto prima a Osaka tra gli Stati Uniti e i presidenti cinesi per riavviare i negoziati commerciali, e commenti di Donald Trump che non avrebbe imposto nuovi incarichi a Pechino per ora. Dal momento in cui Russia e Arabia Saudita si sono accordate per gestire il mercato a fine 2016, il prezzo del greggio Brent ha oscillato tra i 45 e gli 85 dollari al barile: venerdi scorso ha chiuso le contrattazioni a 66 dollari, in aumento di circa tre punti percentuali rispetto al primo di giugno. Negli Stati Uniti, invece, il petrolio Wti venerdi ha chiuso in ribasso a 58 dollari condizionato dall’attesa dell'esito dei negoziati commerciali sino-americani nel corso del G20 in Giappone, ma conserva un rialzo del 9% nell’intero mese di giugno.

TAGLIO DI 1,2 MILIONI DI BARILI AL GIORNO


Quest'anno l'alleanza ‘OPEC +’ ha tagliato la produzione di oltre 1,2 milioni di barili al giorno, mentre le sanzioni degli Stati Uniti su Iran e Venezuela hanno ridotto la produzione da entrambi i paesi. Anche l'Arabia Saudita ha effettuato unilateralmente una riduzione dell’estrazione pompando 9,7 milioni di barili al giorno a maggio, rispetto al suo tetto ‘OPEC +’ di 10,3 milioni.

LE PREVISIONI DEGLI ANALISTI


Per quanto riguarda invece le previsioni del prezzo del petrolio, gli esperti di Credit Suisse immaginano che i prezzi del greggio statunitense Wti si possa portare a 55 dollari entro settembre e a 60 dollari entro fine anno. A più luingo termine, invece, i professionisti di UBS, in un report del 25 giugno, indicavano una quotazione del Brent intorno ai 66 dollari il barile per l’anno in corso, ovvero di 71 dollari in media per il 2020 e di 72 dollari per il 2021.

LE IMPLICAZIONI SU ECONOMIA GLOBALE E INFLAZIONE


Alla luce dell’annuncio dell’intenzione da parte di Trump di tornare a trattare con la Cina sulle questioni commerciali, una stabilizzazione del prezzo del petrolio può contribuire a una ripresa economica graduale senza strappi sul versante dell’inflazione.
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