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Prezzo del petrolio, parola all'Opec dopo gli screzi Usa-Iran

Nel prossimo incontro Opec e produttori di petrolio alleati dovranno valutare le implicazioni di un rallentamento dell’economia globale, delle tensioni Usa-Iran e della domanda estiva di carburante negli Stati Uniti

di Redazione 24 Giugno 2019 11:48
financialounge -  OPEC petrolio

L’investimento tramite Etf nel petrolio è stato finora tra i più redditizi da inizio anno. L’Etf specializzato sul greggio europeo Brent ha infatti guadagnato in euro il 28% mentre l’Etf che replica le quotazioni in euro del petrolio Wti ha registrato un rialzo del 27%. A maggio c’è stata una severa correzione dei prezzi sulla scia del riacutizzarsi delle guerre commerciali tra Usa e Cina e i timori di un possibile rallentamento della crescita che, a cascata, determinerebbe una minor domanda di greggio. Ma nell’ultima settimana le quotazioni hanno ripreso a correre con il Brent che è risalito del 6% e il Wti che ha addirittura sfiorato un apprezzamento di dieci punti percentuali. I prezzi sono stati sostenuti dai maggiori tagli alla produzione, dalle crescenti tensioni in Medio Oriente, nonostante le previsioni di un rallentamento della domanda globale.

INCONTRO OPEC FONDAMENTALE


In questo contesto l'incontro dell'Opec - l’Organizzazione dei Paesi esportatori di petrolio e dei suoi alleati - previsto l’1 e il 2 luglio a Vienna giunge in un momento particolarmente importante e di grande volatilità per il petrolio. "L'incontro Opec è fondamentale, in quanto un'estensione dei tagli dei paesi produttori e degli alleati è essenziale per stabilizzare il mercato", afferma Jay Hatfield, CEO e portfolio manager di InfraCap, una società con importanti investimenti nel settore petrolifero.

PREZZI ANCORA AL DI SOTTO DEI MASSIMI 2019


I futures per il benchmark statunitense West Texas Intermediate (Wti) si sono attestati venerdì scorso a 57,43 dollari al barile: risultano in aumento di quasi il 27% quest'anno, ma restano ancora al di sotto del 13% rispetto agli oltre 66 dollari visti ad aprile. Allo stesso modo, il benchmark europeo - Brent – a 65,20 dollari è in rialzo del 25% da inizio anno ma è sotto di quasi il 13% dal suo massimo di 74 dollari di quest’anno.

TENSIONI TRA USA E IRAN


Giovedì scorso, il Wti è salito di oltre il 5% dopo che l'Iran ha abbattuto un drone statunitense, aumentando le tensioni con Washington, che ha accarezzato l’idea di rispondere con raid militari. In precedenza c’erano stati attacchi su due petroliere vicino allo Stretto di Hormuz che, secondo gli Stati Uniti, portano la firma di Teheran. Una situazione che minaccia di frenare il flusso globale di petrolio dal momento che da quello stretto transita circa il 40% del greggio mondiale.

Mini rimbalzo del greggio sull’alta tensione Usa-Iran


Mini rimbalzo del petrolio sull’alta tensione Usa-Iran





PREVISIONI DI CRESCITA RIDOTTE


James Hatzigiannis, senior associate alle materie prime presso Long Leaf Trading Group, attribuisce il brusco calo dei prezzi del greggio a maggio alle dispute commerciali tra Washington e Pechino che solleva preoccupazioni sulla debolezza dell'economia globale e nel consumo di energia. L'Agenzia internazionale per l'energia ha recentemente ridotto le sue previsioni di crescita per il 2019 del petrolio a 1,2 milioni di barili al giorno, da 1,3 milioni precedenti. "La paura della più debole domanda globale di greggio trova un contrappeso nelle tensioni in Medio Oriente", afferma Hatzigiannis. Secondo il quale finché non ci sarà un accordo commerciale sino-americano, o ci saranno ulteriori tangibili progressi, non vede il prezzo del greggio Wti al di sopra dei 60 dollari".

LA STAGIONE ESTIVA NEGLI USA


Lo stesso Hatfield sostiene però che il greggio meno costoso potrebbe "stimolare la domanda, in particolare negli Stati Uniti, proprio mentre si avvicina la stagione estiva, con i prezzi del carburante quasi il 15% al di sotto dei listini della scorsa estate". Ecco perché non esclude che il Wti possa salire verso i 60 dollari entro la fine dell'estate. Non va dimenticato che la riunione dell’Opec è stata posticipata dal 25-26 giugno all’1-2 luglio perché si vuole conoscere l'esito del summit del G-20 in programma il 28 e il 29 giugno a Osaka in Giappone, in modo da verificare se Trump e il presidente cinese Xi facciano qualche progresso per siglare un accordo commerciale.

LA DECISIONE SUI TAGLI ALLA PRODUZIONE


I risultati dell'incontro del G-20 e dei colloqui tra i presidenti dovrebbero aiutare i membri dell'Opec e i non membri, inclusa la Russia, a decidere se continuare l'accordo per ridurre la produzione di 1,2 milioni di barili al giorno. Questa intesa, in vigore dall'inizio dell'anno, scade il 30 giugno. "Noi e la maggior parte degli investitori ci aspettiamo che l'Opec estenda i tagli”, afferma Hatfield. "A meno che non vi sia un risultato a sorpresa di ulteriori tagli o nessun accordo da estendere, l'impatto sul mercato dovrebbe essere attenuato." Tuttavia, c'è una piccola possibilità di un taglio di produzione incrementale che porterebbe a un aumento significativo dei prezzi del petrolio". Al contrario, se l’accordo non venisse esteso, i prezzi del petrolio dovrebbero scendere.

LE RICADUTE SULL’INFLAZIONE


Il destino del prezzo del petrolio è fondamentale per l’economia globale e per le mosse delle banche centrali. Una sua impennata potrebbe provocare un forte rialzo dell’inflazione mentre un suo brusco calo potrebbe determinare una ulteriore frenata dei prezzi al consumo. Forse, come spesso accade, la soluzione preferibile potrebbe rivelarsi una sua stabilizzazione che consentirebbe all’economia di risalire con un’inflazione ancora lontana dai target delle banche centrali, ma più malleabile con le loro mosse.
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