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Perché mantenere una quota strutturale in oro in portafoglio

Secondo gli esperti una quota intorno al 5% in ETF specializzati in oro in un portafoglio ben diversificato dovrebbe essere strutturale e non solo di tipo tattico.

25 Maggio 2017 10:26
financialounge -  Bank of Japan BCE ETF mercati obbligazionari oro quantitative easing titoli di stato

Un investimento in ETF specializzati in oro effettuato tre anni fa oggi si sarebbe rivalutato di circa il 24% in euro. Ma forse non tutti sanno che praticamente tutta la performance sarebbe stata generata dalla rivalutazione del dollaro americano rispetto alla moneta unica.

D’altra parte l’andamento del biglietto verde (divisa nella quale è quotato sui mercati internazionali l’oro) è correlato negativamente con il prezzo del metallo giallo: se sale l’uno tende a diminuire l’altro e viceversa. Negli ultimi tempi, però, l’oro è stato utilizzato non soltanto come investimento sicuro per proteggersi dai momenti di forte turbolenza dei mercati finanziari, ma anche come vero e proprio sostituto dei titoli di stato.

Infatti, con il QE (Quantitative Easing) della BCE e della Bank of Japan e le politiche monetarie ultra accomodanti in tutto il mondo, i tassi d’interesse di molti titoli governativi ritenuti beni rifugio (come, per esempio quelli tedeschi e francesi) sono finiti in negativo.

A quel punto, per gli investitori è stato quasi naturale sostituire in portafoglio, almeno in parte, la quota destinata a questi titoli di stato con oro ed ETF specializzati sull’oro: il possesso di un bene prezioso fisico è infatti percepito come più rassicurante rispetto alla carta finanziaria (sebbene si tratti di titoli emessi da stati con la massima solidità). Ecco perché, secondo molti analisti, una quota (intorno al 5%) in ETF in oro in un portafoglio ben diversificato dovrebbe essere strutturale.

Ma dove potrebbero arrivare le quotazioni dell’oro nei prossimi 12 mesi? Secondo gli analisti di una importante casa d’investimento svizzero potrebbero allinearsi intorno ai 1.300 dollari l’oncia (cioè il quattro per cento circa in più delle attuali quotazioni).

Queste previsioni si basano sul fatto che le quotazioni correnti restano ancora molto lontane dai massimi del 2012, il dollaro sembra ora meno forte rispetto all’euro, e le incertezze macro economiche potrebbero creare momenti di turbolenza che tendono a premiare i prezzo dell’oro.

Per contro, invece, è da seguire attentamente l’evoluzione dei tassi dei mercati obbligazionari dell’area euro. Nel momento in cui i rendimenti delle obbligazioni della zona euro tornassero a offrire rendimenti più vicini alla media di lungo termine, gli investitori potrebbero essere tentati di tornare ad acquistare titoli di stato invece che oro.
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