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In un mercato orso il migliore attacco è la difesa

Con Wall Street sui massimi storici e le quotazioni delle obbligazioni societarie e dei mercati emergenti in forte rialzo da inizio anno è indispensabile adottare una strategia di investimento ben equilibrata

di Redazione 3 Maggio 2019 09:35

Il problema con qualsiasi strategia di investimento è che i mercati possono diventare improvvisamente ribassisti senza apparenti motivi che si scopriranno soltanto quando sarà troppo tardi. Si tratta di un fenomeno imprevedibile, tanto che gli stessi consulenti per gli investimenti possono essere colti di sorpresa. Ecco perché è fondamentale avere aspettative realistiche sul mercato, soprattutto quando si parla di volatilità e rischio, e adottare una strategia di investimento ben equilibrata.

PREDISPORRE UN PIANO B CON I CONSULENTI


Gli investitori che dialogano con i consulenti per gli investimenti dovrebbero trovare il tempo per parlare degli impatti dei mercati ribassisti, ovvero quando gli indici di Borsa accusano perdite di almeno il 20% dal loro picco. E, il momento migliore per parlare del peggio è proprio quando le azioni stanno andando bene, come in questo momento in cui Wall Street è sui massimi storici e le quotazioni delle obbligazioni societarie e dei mercati emergenti risultano in forte rialzo da inizio anno. Per prepararsi al meglio, la strategia di investimento deve prevedere un’asset allocation in grado di poter superare qualsiasi avversità, e predisporre un piano B e anche un piano C, nel caso in cui il piano A non funzioni.

20% IN AZIONI E 10% NEI MERCATI EMERGENTI


Un mercato orso, quando arriverà, sembrerà un attacco alla propria sicurezza finanziaria e così, per scongiurare sbandamenti emotivi, è opportuno in questo contesto riadattare quel vecchio detto sullo sport e sulla guerra: in un mercato orso, il migliore attacco è una buona difesa. Con le banche centrali in modalità accomodante le asset class di rischio (azioni, obbligazioni societarie e mercati emergenti) beneficiano di un importante supporto. Tuttavia le loro quotazioni sono risalite molto da dicembre e ora evidenziano valutazioni non altrettanto convenienti come quattro mesi fa. Quindi, è giusto essere esposti alle asset class di rischio rispetto ai titoli di stato "core" e alle obbligazioni di migliore qualità (rating AAA) che rendono poco e niente ma senza esagerare. Tradotto in pratica significa che in un portafoglio bilanciato non dovrebbero, complessivamente, avere attualmente più di un 40% del totale, di cui 20% azioni, 10% obbligazioni societarie e 10% mercati emergenti.

Un Powell tentennante che non piace al mercato


Un Powell tentennante che non piace al mercato






UN 10% IN AZIONARI LONG SHORT


Per partecipare al potenziale rialzo che ancora potrebbe esserci nei listini azionari si può poi impiegare un 10% in fondi long short equity che combinano esposizioni al rialzo (long) su settori e titoli ritenuti sottovalutati e posizioni al ribasso (short) su settori e titoli considerati costosi: in caso di brusca inversione del trend di Borsa questi fondi sono, di solito, in grado di limitare le perdite rispetto all’investimento diretto in azioni.

15% IN ORO E ARGENTO


Un altro 15% dovrebbe essere investito in metalli preziosi, con un 10% in Etf specializzati sull’oro e un 5% in Etf focalizzati sull’argento. Si tratta di un posizionamento che permette alla strategia di investimento di stabilizzare le oscillazioni di portafoglio nel medio-lungo termine. L’oro, infatti, tende ad apprezzarsi in concomitanza delle turbolenze dei mercati, in quanto "bene rifugio" per eccellenza. Inoltre le attuali quotazioni distano oltre il 30% dai massimi del 2011 e rendono l’investimento a prezzi convenienti. Per le stesse ragioni si suggerisce l’argento, le cui attuali quotazioni in euro distano circa il 60% dai massimi.

20% IN TREASURY USA


Un altro 20% dovrebbe invece essere destinato a Etf specializzati sugli US Treasury 1-3 anni. Questa soluzione consente alla strategia di investimento di posizionarsi sul dollaro Usa, la valuta "rifugio" in caso di mercati instabili, e di ricavare un rendimento medio annuo del 2,35%. Se invece la moneta americana dovesse indebolirsi, probabilmente le altre asset class in portafoglio (soprattutto, ma non solo, i mercati emergenti) compenserebbero ampiamente le perdite valutarie di questo posizionamento.

15% IN CONTI DI DEPOSITO


La strategia di investimento si completa con il 15% restante del portafoglio bilanciato mantenuto in liquidità, ma non in fondi monetari area euro, in quanto destinati ad accusare le perdite del mercato monetario europeo (negli ultimi 12 mesi in media hanno perso lo 0,52%). Meglio affidarsi a un buon conto deposito non vincolato, che consente di vedere remunerati i depositi liberi anche fino al punto percentuale lordo annuo garantendo la libertà di poterli utilizzare in qualsiasi momento. Questa liquidità potrà essere utilizzata nei momenti di correzione dei mercati andando a comperare le asset class che più subiscono perdite in modo da acquistarle a sconto.

DIFESA DEL PORTAFOGLIO DALLA VOLATILITA’


Un portafoglio così allestito non garantisce di evitare le perdite in caso di correzione dei mercati, come quella di gennaio – febbraio 2018 e quella del quarto trimestre dello scorso anno, ma dovrebbe permettere di difendere meglio i risparmi in termini di oscillazioni di prezzo. Il tutto senza, nel frattempo, essere del tutto esclusi dai guadagni derivanti da un ulteriore allungo dei mercati finanziari. Come dire che, in attesa dell’orso, il miglior attacco è la difesa.
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