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Obbligazioni, va bene rischiare ma solo se ne vale veramente la pena

Strategie flessibili e gestione attiva le chiavi per superare l’impasse dovuta al calo di rendimento delle obbligazioni: il commento di Massimo Dalla Vedova di AB.

20 Febbraio 2017 11:50
financialounge -  AB consulente finanziario ConsulenTia17 donald Trump Massimo Dalla Vedova mercati obbligazionari

Come affrontare una fase di crescita macroeconomica caratterizzata da possibili sconvolgimenti politici e dal calo di rendimento delle obbligazioni? Lo abbiamo chiesto a Massimo Dalla Vedova, Emea Client Group di AB per l’Italia.

“Le elezioni in Europa, le politiche di Trump e i negoziati per la Brexit sono fattori che influenzeranno i mercati” ha spiegato Massimo Dalla Vedova a margine di ConsulenTia 2017. Se negli USA ci si aspetta un rialzo dei tassi, in Europa bisognerà vedere se la BCE, a fronte di un’inflazione in crescita, manterrà inalterate le previsioni di acquisto dei titoli.

Secondo il manager ci sono diversi fattori difficili da prevedere: “Con ritorni modesti delle obbligazioni con rating tripla A è il momento di assumere un po’ di rischio. Per l’Europa suggeriamo strategie flessibili, con possibilità di muovere l’allocazione tra investimenti sicuri ad alto rating e componenti di tipo high yield per sostenere i ritorni. Tuttavia non bisogna eccedere con il rischio”.

“Per esempio – precisa Massimo Dalla Vedova - noi stiamo sottopesando l’area tripla C perché il rischio non vale il ritorno. Una gestione attiva delle obbligazioni doppia B può essere una soluzione per l’Europa nell’ambito di un portafoglio misto”.

Sul fronte azionario, ovviamente, valgono i fattori macro sia per l’economia che per la politica. Certamente il mercato USA, in virtù delle promesse di Trump, è partito in modo tonico: “Ma bisogna essere selettivi nell’azionario – avverte il manager di AB – sia nei settori che nelle aziende. Energetici e healthcare si sono dimostrati piuttosto dinamici ma la tenuta è da valutare mentre gli investimenti pubblici paventati da Trump potrebbero favorire l’edilizia. Il consiglio è quello di valutare caso per caso le possibilità di performance e di non investire nel benchmark, cioè nel mercato nel suo insieme indistinto: un discorso che vale sia per l’Europa che per gli USA”.

Infine una battuta sul futuro della professione di consulente: “Negli ultimi anni la professionalità è cresciuta ma c’è ancora della strada da fare” spiega Massimo Dalla Vedova, che poi aggiunge: “Sicuramente Mifid II (la direttiva europea recepita anche dall’Italia per la tutela del risparmio, ndr) non è stata concepita per l’Italia, dove la figura del consulente è stata sempre regolamentata. Per questo motivo la direttiva potrebbe avere un impatto meno rilevante. I consulenti devono acquistare maggiore consapevolezza visto che, come dimostrano i numeri della raccolta, sono figure sempre più importanti per i risparmiatori e per le famiglie”.
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