Contatti

Capital Group

Obbligazionario paesi emergenti, l’evoluzione dei mercati crea nuove opportunità

Gli investitori internazionali continuano a ricercare reddito e l’obbligazionario paesi emergenti è una delle prime scelte: ma le nuove opportunità vanno selezionate.

27 Ottobre 2016 09:34
financialounge -  Capital Group Dave Holstein mercati emergenti mercati obbligazionari

Con i tassi a zero (e in molti casi sottozero) offerti dai titoli di stato della zona euro e con i rendimenti ai minimi storici anche per quanto riguarda le obbligazioni societarie, riuscire a guadagnare tre o quattro punti percentuali all’anno sta diventando sempre più una vera e propria impresa.

In quest’ottica, non c’è dubbio che negli ultimi 12 mesi l’obbligazionario paesi emergenti abbia rappresentato una importante risorsa per gli investitori che prediligono le obbligazioni e il reddito.

Infatti, i fondi obbligazionari paesi emergenti hanno guadagnato in media il 14,57% che si confronta con il +13,08% realizzabile con un ETF specializzato sul debito dei paesi in via di sviluppo. Certo, occorre mettere in conto la volatilità (ovvero le oscillazioni del valore del capitale investito che si posiziona al 9,77%, circa il doppio rispetto a un investimento in fondi obbligazionari che investono in titoli di stato della zona euro).

Per questa ragione, gli esperti consigliano di investire una quota del portafoglio obbligazionario (tra il 10% e il 30% a seconda del proprio profilo di rischio) e assumere un orizzonte temporale di almeno tre anni (meglio se cinque) per diluire le oscillazioni del breve periodo.

Inoltre l’ampia offerta sul mercato di fondi a gestione attiva consente di investire in fondi che, a fronte di volatilità allineata alla media di mercato, riescono a generare performance tra i due e i quattro punti percentuali annui nell’arco di tre anni, (o tra 3 e 5 punti in più all’anno nell’arco di cinque anni), in virtù delle competenze che hanno maturato nella capacità di selezione dei paesi, dei singoli emittenti e tra obbligazioni in valuta forte (dollaro USA e euro) e emissioni in valuta locale.

“Nel momento in cui i paesi in via di sviluppo si rivolgono al mercato, lo fanno in primis emettendo titoli di debito a tasso variabile denominati in dollari USA. Il premio di rendimento rispetto ai Treasury USA (quello che comunemente è definito spread) quantifica, dal punto di vista del mercato, il rischio d’investimento in quel paese dal punto di vista economico, fiscale, di governance e politico. Solo successivamente, i paesi emergenti (e le loro aziende) possono provare a sondare la disponibilità da parte degli investitori di concedere prestiti in valuta locale e di assumersi i rischi associati alle politiche nazionali e alla valuta del paese” spiega Dave Holstein, gestore di portafoglio per la strategia Emerging Markets di Capital Group.

Questa evoluzione crea opportunità per le aziende, che possono accedere ai finanziamenti con maggiore facilità nel momento in cui il paese raggiunge una certa credibilità ed affidabilità sui mercati, ma allo stesso tempo crea interessanti opportunità anche per i gestori attivi capaci di cogliere prima degli altri il momento giusto per investire o disinvestire in quella specifica emissione obbligazionaria emergente.
Share:
Trending