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Norme più stringenti per i fondi monetari

6 Settembre 2013 09:00
financialounge -  cartolarizzazione fondi monetari hedge fund private equity rimborso shadow banking
Il Financial Stability Board nel 2011 ha stimato che valeva circa 51 mila miliardi di euro, di cui circa 24 mila miliardi soltanto nel Vecchio Continente. È questo il perimetro del cosiddetto shadow banking che dovrebbe valere tra il 25% e il 30% dell’intero sistema finanziario globale e poco meno della metà di tutti gli asset bancari in circolazione.

È proprio per questo rilevante peso specifico che l’insieme dei soggetti che svolgono attività assimilabili a quella delle banche, pur avendo una diversa natura (cioè tutti gli attori dello shadow banking), sono entrati nel mirino della Commissione Europea che vuole evitare l’elusione ai controlli dei regolatori, soprattutto perché si tratta di player e di attività intrecciate a doppio filo con il sistema bancario ufficiale.

Perché, tra i prodotti e servizi classificabili come shadow banking, rientrano gli strumenti per la cartolarizzazione, alcuni hedge fund, i fondi di private equity, i soggetti finanziari che assicurano finanziamenti e garanzie di credito al di fuori delle regole bancarie standard, e i fondi di investimenti monetari che investono i propri attivi in strumenti obbligazionari a breve termine.

Proprio su questi ultimi, in particolare, la proposta della Commissione UE è quella che detengano almeno un 10% del patrimonio in gestione in strumenti con una scadenza giornaliera e un altro 20% con scadenza settimanale: l’obiettivo è quello di poter garantire in qualsiasi momento richieste di rimborso con un breve preavviso breve. Inoltre, si pensa anche a una quota (tra il 3% e il 5%) del fondo in riserve patrimoniali della società di gestione destinata ai casi di richieste straordinarie di riscatto.
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